Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 30/11/2015
Per due settimane, dopo le carneficine di
Parigi del 13 novembre, la politica estera, la Siria, la lotta al terrorismo e
l’accoglienza dei rifugiati sono state in primo piano nella campagna elettorale
per Usa 2016, specie in campo repubblicano, prima che il lungo week-end del
Ringraziamento stemperasse toni propagandistici e pressione mediatica. Se il
senatore della Florida Marco Rubio è emerso come il più ‘interventista’,
sostenendo, in una serie di interviste, la necessità di inviare truppe in Siria
e pure in Libia e di avere sul terreno sunniti-e non solo sciiti- che
combattano le milizie sunnite jihadiste, Donald Trump e Ben Carson si sono
distinti per parole forti e concetti sbagliati, lasciando in qualche caso di
stucco la Casa Bianca e i loro interlocutori.
Carson ha definito i rifugiati “cani rabbiosi”,
salvo poi compiere una imprevista missione in Giordania per visitare campi
profughi e rendersi conto della situazione di persona. Trump ha detto che gli
Stati Uniti, per combattere il sedicente Stato islamico, dovrebbero valutare se
sorvegliare e chiudere le moschee e non ha escluso la possibilità di schedare i
musulmani americani, salvo poi fare marcia indietro su Twitter, mentre la
lettera scrittagli da una giovane musulmana diventava virale su Facebook.
Meno chiare di quelle di Rubio le idee di
Carson sulla Siria: l’ex neurochirurgo ha denunciato un ruolo della Cina nel
conflitto, asserendo di averne le prove. Persino la Casa Bianca ha sussultato:
"Per uno che fa il mio mestiere è assurdo rimanere senza parole. Ma in
questo caso devo dire di esserlo", è stata la battuta a commento del
portavoce Josh Earnest.
L’offensiva repubblicana contro i rifugiati
siriani, già manifestatasi, ma rinfocolata dagli attentati di Parigi, ha
indotto il presidente Obama, che in questo periodo ha fatto molte missioni
internazionali - il G20 in Turchia e l’Apec in Asia e ora la Cop21 a Parigi -,
a reagire. Da Manila, ha accusato di "isteria" quei governatori
repubblicani che non vogliono più accogliere profughi siriani: hanno paura – ha
detto il presidente - di "vedove e orfani”. “Non prenderemo buone
decisioni, se ci baseremo sull'isteria o sull'esagerazione dei rischi".
Negli Usa, 34 Stati su 50 hanno un governatore
repubblicano. Ed almeno 27 governatori, 26 dei quali repubblicani, sono contro i
rifugiati siriani. Uno di essi, candidato alla nomination, Chris Christie, del
New Jersey, sostiene che gli Stati Uniti non devono accettare alcun rifugiato,
"neppure un orfano di cinque anni". Trump ha definito i rifugiati
siriani "cavalli di Troia" e se l’è presa con Obama, chiedendosi se non
sia "fuori di testa”.
I repubblicani insistono, anche in Congresso, nel
chiedere il blocco dei piani di accoglienza: "La nostra nazione é sempre
stata aperta all'accoglienza, ma non possiamo consentire ai terroristi di
approfittare della nostra compassione”, afferma lo speaker della Camera Paul
Ryan, che ha costituito una ‘task force’ su questo tema. "Dobbiamo essere
prudenti e l'azione più responsabile è il blocco del programma sui rifugiati
per verificare che non vi siano terroristi infiltrati".
Dal 2011 gli Stati Uniti hanno accolto solo
1.500 rifugiati dalla Siria, ma l'Amministrazione Obama ha annunciato, a
settembre, un programma che prevede l'accoglienza di 10.000 siriani nel 2016 su
un totale di 85 mila rifugiati.