Scritto per Il Fatto Quotidiano del 14/11/2014
Al Califfo, i nemici non bastano mai: se li va a stanare, anche quando stanno rintanati nelle loro roccaforti. Gli jihadisti sunniti hanno provocato, con un duplice attentato suicida, giovedì sera, a Beirut, una vera e propria strage: almeno 43 morti, circa 200 feriti, in un quartiere controllato dagli sciiti libanesi di Hezbollah. "I soldati del Califfato - si legge nella rivendicazione, arrivata via twitter - hanno collocato una motocicletta con esplosivo in via Huseiniyah, dove gli Hezbollah hanno la sede. Un altro soldato con un cinturone esplosivo ha dato la sua vita. Non ci fermeremo fino alla vittoria".
Erano anni che Beirut, un tempo sanguinosamente avvezza a stragi ed esplosioni, non conosceva ore di terrore così cruente. L’azione dello Stato islamico fa presupporre che le milizie jihadiste si siano infiltrate nel Paese dei Cedri e vi abbiano vere e proprio cellule combattenti, come in Libia. Un segno in più che il contagio del Califfo si estende: ha colpito in successione, e sempre con criminale determinazione, in Egitto –l’areo russo esploso in volo sul Sinai- e a Beirut; e, ieri, due attentati suicidi a Baghdad, dove sono routine, hanno fatto complessivamente almeno 25 vittime e una cinquantina di feriti, durante il funerale d’un combattente sciita e nei pressi di una moschea nel sobborgo di Bani Sadr.
Nessun Paese dallo Yemen al Nord Africa è esente da rischi: la Giordania, finora quasi risparmiata, rischia di trovarsi anch’essa sulla linea del terrore. Eppure, sul terreno il momento non è favorevole per gli jihadisti: in Siria, i lealisti avanzano nella provincia di Aleppo e i raid russi sono incessanti; in Iraq, i curdi sono all’offensiva; e i droni Usa eliminano Jihadi John, il boia nero, e tutti i suoi ‘Beatles’. Anche la diplomazia lavora contro il Califfo: a Vienna, oggi, e al vertice del G20, in Turchia, domani e lunedì, Russia e Iran scoprono carte sul futuro della Siria ‘liberata’ dagli jihadisti (ma non da Assad).
Teatro della strage di Beirut è stato il quartiere Bourj al-Barajneh, roccaforte di Hezbollah nel sud della capitale libanese. E’ ben più che un avvertimento agli Hezbollah, il ‘partito di dio’, con una robusta componente militare, da sempre sostenuto dall’Iran, nato nel 1982 come milizia durante il conflitto nel Libano meridionale, lungo il confine con Israele, ispirato all’ayatollah Khomeini e militarmente addestrato e organizzato dalle Guardie della rivoluzione iraniana.
Oggi, Hezbollah è protagonista della vita politica libanese, in qualche misura stabilizzatasi e normalizzatasi, dopo gli anni in cui Beirut era una città contesa fra fazioni islamiche e cristiane –i maroniti- e i presidenti vi saltavano in aria. Ma i soldati del Partito si sono mobilitati in Siria, a sostegno del regime alauita, ma sempre sciita, di al-Assad e dell’impegno iraniano in suo favore. Il Califfo non ha gradito la loro ingerenza e ha voluto punirli.
Il duplice attentato è stato accolto dal consueto coro di condanne e solidarietà della diplomazia internazionale, europea, italiana. Gli Stati Uniti assicurano il loro appoggio alle Istituzioni libanesi. Eppure, gli Hezbollah sono spesso finiti sulle liste nere occidentali del terrorismo internazionale. Ma –si sa- i nemici del mio nemico sono miei amici.
Israele, però, li ha sempre percepiti come una spina nel suo fianco nord e continua a farlo, anche quando tutto è calmo. Lo prova il fatto che, sulla frontiera tra Libano e Israele, in territorio libanese, vi sono, da oltre vent’anni, i soldati della Forza d’interposizione in Libano dell’Onu (Unifil), la cui presenza non ha però impedito i conflitti del 1982 e del 2006. Ne fanno parte anche unità italiane: proprio giovedì, poche ore prima dell’attacco jihadista, presso la base di Shama, dove c’è il comando del contingente italiano, c’era stata la cerimonia di avvicendamento tra i reggimenti Friuli e Taurinense. Gli alpini della Taurinense sono all’esordio in Libano: il loro soggiorno potrebbe non rivelarsi del tutto tranquillo, se il Califfo accende la miccia nel’area.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento