Scritto per Il Fatto Quotidiano del 22/11/2015
Un week-end di pioggia. E fa pure freddo. Come spesso a Bruxelles. Ma nulla è normale, in queste ore, nella capitale belga ed europea: “C’è un’atmosfera surrealista – dice Piet, funzionario di rango in pensione, usando un aggettivo entrato con Magritte nella cultura del Paese -, quasi irreale… In strada, c’è la polizia in tenuta anti-sommossa e non gira nessuno”. Invece, le luci delle case sono tutte accese, perché tutti sono tappati dentro: seguono le notizie alla tv.
Il livello di ansia è molto aumentato, rispetto al momento delle irruzioni, delle perquisizioni e degli arresti a Meulenbeeck, a nord-ovest del centro: quello è un quartiere in cui funzionari europei e belgi benestanti, diplomatici e giornalistici possono vivere una vita senza mai metterci piede.
Questa volta, invece, l’allarme pare proprio concentrarsi sull’ ‘esagono’, il centro, che corrisponde al comune di Bruxelles vero e proprio, circondato da una raggiera di 18 altri comuni tutti parte della ‘agglomération bruxelloise’ – noi diremmo l’area metropolitana-. Margherita, un giovane medico che nei giorni scorsi non aveva esitato ad uscirsene per andare a un concerto, nonostante quanto avvenuto al Bataclan, oggi ammette “un po’ d’ansia”: doveva andare a Lovanio, ha rinunciato.
Chiusi i cinema, i teatri, le sale da concerto, gli uffici postali; sospese le attività sportive, anche le piscine; blindato l’Atomium; quasi impossibile lo shopping del sabato, perché molti centri commerciali sono rimasti chiusi.
C’è chi non si lascia scoraggiare. Tom, irlandese, funzionario europeo, sarebbe andato a cantare nel coro della sua parrocchia, questa mattina, se una caviglia in disordine non lo bloccasse in casa: i luoghi di culto, infatti, sono aperti, preghiere, riti, messe si possono fare.
E Sonia, anche lei funzionaria europea, è regolarmente andata a fare opera di volontariato all’Ospedale St.Luc, alla periferia Est. Rientrando ha notato che Rob, il supermercato ‘gourmet’ di lusso e di qualità, sul Ring, era aperto, ma regolamentava il flusso dei clienti –pochi, del resto -, controllandoli all’ingresso.
Rue Louise e Rue Neuve, le vie dello shopping d’abbigliamento, elegante la prima, popolare la seconda, sono chiuse: l’una di fatto, l’altra d’autorità. “Molti negozianti – testimonia Sonia – hanno scelto di non aprire o, se l’hanno inizialmente fatto, hanno poi chiuso”. Piet dice: “I ristoranti rimasti aperti sono deserti”. Antonio, giornalista, racconta: “Sono andato al Bricocenter, il sabato è sempre affollatissimo, non c’era un’anima”.
Mary-Ann, insegnante, ha i genitori che vivono nelle Fiandre: “Mi tempestano di telefonate, sono preoccupatissimi”. E Patrizia racconta che chi vive ad Anderlecht da tempo riferisce che s’avverte tensione, nei quartieri a ovest, con sintomi d’intolleranza integralista.
Il centro della politica e delle istituzioni è blindato: al Sablon, dove il sabato e la domenica c’è un mercatino degli antiquari, frequentatissimo, i commercianti sono arrivati di buon’ora con la loro mercanzia, senza essere stati avvertiti della situazione, ma hanno dovuto rinunciare ad allestire i banchi. Oggi, il mercato du Midi, vicino alla stazione dei teni principali, e il mercato delle pulci alle Marolles, non si faranno.
Hanno rinviato anche il concerto di Johnny Hallyday. “E’ molto demoralizzante”, commenta Piet. E non si riferisce al fatto che Johnny canti ancora: questa Bruxelles è – l’immagine è d’Antonio - “una città di anime morte”.
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