Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/11/2015
Con l’istinto primordiale dell’occhio per occhio dente per dente, la Francia e la Russia vanno rabbiosamente alla guerra contro lo Stato islamico. A 72 ore dalla carneficina di Parigi, l’aviazione francese bombarda per la seconda notte Raqqah, la capitale siriana del Califfo. E i russi, i cui servizi segreti hanno ora la certezza che l’Airbus sul Sinai è stato vittima di un attentato integralista, colpiscono sempre Raqqah con furia inusitata: testimoni riferiscono che i bombardamenti sono andati avanti tutta la giornata.
Sulla Siria, piovono anche missili cruise da unità navali nel Mar Caspio, che, per la prima volta, sorvolano lo spazio aereo turco –un segno, forse, di maggiore integrazione delle operazioni militari contro le milizie jihadiste-. Il presidente Putin proclama: “La vendetta è inevitabile, puniremo i responsabili”, riecheggiando “la Francia sarà senza pietà per i terroristi” del presidente Hollande. Mosca intende agire sulla scorta dell’articolo 51 della Carta dell’Onu, che prevede il diritto all’autodifesa.
Se Papa Francesco non esita ad agitare l’immagine di una Terza Guerra Mondiale, il presidente della commissione Affari internazionali della Duma, Alexei Pushkov, richiama la Russia e l’Occidente a superare le divergenze e a costituire una coalizione contro lo Stato islamico come contro il Nazismo. "Siamo stati in disaccordo negli Anni Trenta (del '900) – ricorda Pushkov -, ma ciò non ci ha impedì di coalizzarci efficacemente contro Hitler. E oggi dovremmo fare lo stesso".
Pushkov parlava a un convegno a Bruxelles. Dove tutti i 28 Stati Ue hanno risposto sì alla richiesta di "aiuto ed assistenza" della Francia dopo gli attentati di Parigi. I ministri della Difesa dei Paesi dell’Unione, riuniti per un consulto già previsto, hanno accettato all'unanimità la richiesta di Parigi di ricorrere all'articolo 42.7 del Trattato dell'Unione, finora mai invocato: se uno Stato membro è vittima di un'aggressione, gli altri sono tenuti ad aiutarlo con tutti i mezzi in loro potere.
Il che, però, non implica automaticamente l’uso della forza, che dovrebbe essere comunque autorizzato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu per avere legalità internazionale. E, del resto, non tutti gli europei condividono la linea bellicosa di Parigi e Mosca, anche se il premier britannico Cameron, parlando ai Comuni, apre all’ipotesi di raid in Siria.
L'aiuto della Ue potrebbe includere un maggiore supporto in Siria, Iraq e Africa, afferma il ministro della Difesa francese Le Drian: Parigi ringrazia i partner e lavorerà con loro per "fare l'inventario" delle azioni possibili. L'assistenza "deve essere rapida, altrimenti non ha senso": "La Francia non può fare tutto da sola nel Sahel, in Libano, e garantire la sicurezza sul territorio nazionale".
La responsabile della politica estera e di sicurezza europea Federica Mogherini precisa, però, che l'appoggio sarà accordato su basi bilaterali. E nessuno obietta a che la Francia deroghi ai vincoli sul deficit per rafforzare la sicurezza.
Segnali di un clima di collaborazione migliorato fra i nemici del Califfo vengono da Washington, dove fonti del Pentagono confermano che la Russia ha condotto "un numero significativo" di raid contro Raqqah, precisando che Mosca aveva preventivamente comunicato le azioni a Washington.
Il ministro della Difesa russo Shoigu torna ad escludere operazioni di terra e spiega: "I bombardieri a lungo raggio Tu-22 hanno condotto attacchi contro obiettivi dell'Is nelle province di Raqqah e Deir Ezzor", mentre i missili cruise hanno colpito nelle aree di Aleppo e Idlib.
Hollande, che parla al telefono con Putin e con l’iraniano Rohani, decide, con il russo, di coordinare l’intelligence militare. Fra i nodi da sciogliere restano tempi e modi del ‘dopo Assad’ in Siria: il segretario di Stato Usa Kerry, in visita a Parigi, pensa che potremmo essere “a qualche settimana” dall’inizio della transizione, ma, sul terreno, i lealisti paiono all’offensiva, grazie al sostegno russo.
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