Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net lo 03/11/2015
La corsa repubblicana alla nomination alla Casa Bianca
potrebbe essere a una svolta decisiva: Marco Rubio, il senatore della Florida,
ha innestato la quarta e sta sorpassando Jeb Bush, ex governatore della Florida
e suo mentore politico, come ‘candidato dell’establishment’. Rubio è ancora ben
dietro i campioni dell’anti-politica Donald Trump e Ben Carson nei sondaggi, ma
s’è ormai insediato al terzo posto in doppia cifra. Ed il primato di Trump e
Carson è generalmente considerato volatile.
Nel New Hampshire, lo Stato che sceglierà per secondo i
delegati alla convention, il 9 febbraio 2016, Rubio sta letteralmente volando.
Secondo un rilevamento della Monmouth University, il senatore ha triplicato,
tra settembre e ottobre, i consensi. Lo showman Trump è sempre primo con il 26%
dei consensi, davanti all'ex neurochirurgo Carson (16%), ma Rubio è passato dal
4% al 13% ed è terzo, grazie alla sua prestazione nel dibattito televisivo del
28 ottobre. Jeb invece è solo quinto, dietro pure Carly Fiorina, e non dà
segnali di risveglio.
Rubio è pure insidioso per Bush sul fronte dei finanziamenti
e ha appena ottenuto il sostegno di Paul Singer, uno degli uomini più ricchi ed
influenti d'America. Il New York Times segnala che il miliardario ha scritto,
dopo il dibattito di Boulder, a decine di donatori annunciando di appoggiare Rubio:
Singer lo indica come l'unico candidato in grado "di sconfiggere" Hillary
Clinton, largamente in testa tra i democratici. Citando dati del Center for
Responsive Politics, il NYT rileva che Singer è il principale donatore repubblicano.
Rubio dà di sé un’immagine distensiva, anche nei confronti
dei rivali: alla Cbs, dice di non essere “disposto ad attaccare i miei rivali
per vincere”, contrapponendosi a Bush, che l’ha definito “l'Obama
repubblicano'. "E' chiaro che in campagna elettorale viene detto di tutto
per cercare di ottenere un vantaggio. E qualcuno – ha affermato Rubio - ha
convinto Bush che attaccare me lo aiuterà".
Il rapporto tra Bush e l’ ‘allievo’ è ormai teso. Nell’ultimo
dibattito, l’ex governatore l’ha chiamato in causa su più temi; il senatore ha
replicato: "Non è attaccando me che vincerai … Non sono in gara contro di
te o altri, qui. Corro per la presidenza perché non possiamo eleggere Hillary
Clinton per continuare le politiche di Obama".
Bush sente sgretolarsi il terreno sotto i suoi piedi e, per
rilanciare la sua campagna, sceglie lo slogan "Jeb can fix it!", che
ha una doppia valenza (aggiustare il Paese, ma prima la corsa alla nomination).
Riparte da Tampa, in Florida, e va in South Carolina e nel New Hampshire; punta
sulla parola “inclusione”; e fa uscire l’e-book 'Reply All', una selezione
delle sue mail da governatore, per mostrare il piglio nell' affrontare
situazioni di crisi: dal caso Terri Schiavo alla risposta in disastri naturali,
partendo dalle elezioni nel 2000, quelle delle ‘riconte’ proprio in Florida che
portarono alla Casa Bianca suo fratello George W..
Ma Jeb riconosce pure che deve “migliorare": lo fa a
Des Moines nello Iowa, dove le primarie cominceranno il 1° febbraio: "I
sondaggi vanno su e giù – dice -. E quando questo succede non puoi insultare
gli elettori dello Iowa perché sono esigenti … So che devo migliorare … E sono
un uomo competitivo". E’ davvero l’ora di mostrarlo. (fonti vv - gp)
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