Scritto per LaPresse.it e, in versioni diverse, per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net l'11/11/2015
Gli assenti
hanno sempre torto. E così Hillary Clinton, che ovviamente non c’era, è stata
sul banco degli accusati dall'inizio alla fine, finendo, però, così, con l’essere
l’assoluta protagonista del dibattito televisivo –il quarto della serie- fra i
candidati alla nomination repubblicana per Usa 2016: sul palco di Milwaukee,
nel Wisconsin, e sugli schermi della Fox, gli aspiranti repubblicani hanno attaccato
il presidente Obama e, quindi, Hillary, ormai quasi certa della nomination
democratica e intenzionata, se sarà eletta, a portare avanti molte scelte
dell’attuale presidente.
L’ex first lady
non è rimasta passiva e ha replicato, via twitter, in tempo reale,
all’offensiva dei conservatori. Quando i due battistrada della corsa
repubblicana, Donald Trump e Ben Carson, due campioni dell’anti-politica, hanno
detto no al salario minimo, ad esempio, Hillary ha fatto sapere: “Sul salario
minimo, è scontro”. E, alla fine, ha ironizzato sull’intero dibattito: “idee
zero”.
La principale novità organizzativa è stata
che, sul palco di Milwaukee, c’erano solo otto candidati (e non 10, come fin
ora accaduto): gli altri sette, scremati in base alla media dei sondaggi, sono
stati relegati a un evento secondario. Oltre a Trump e a Carson, l’unico nero,
c’erano i senatori Marco Rubio, Ted Cruz e Rand Paul, l'ex governatore della
Florida Jeb Bush, l'ex ceo di Hp Carly Fiorina, l’unica donna, e il governatore
dell'Ohio, John Kasich. Retrocessi, rispetto ai precedenti dibattiti, il
governatore del New Jersey Chris Christie e l’ex governatore dell’Arkansas Mike
Huckabee. Non ci sono state, o almeno non sono emerse, polemiche con i
conduttori, fra cui la celebre anchorwoman Maria Bartiromo.
S’è parlato di economia e di Obamacare, ma
anche di immigrazione e di politica estera. E Carson ha cercato d’annacquare le
recenti polemiche sui suoi trascorsi studenteschi, ringraziando ironicamente i
conduttori “per non chiedermi delle elementari”. Bush, che continua a non fare
breccia nel sondaggi, ha detto che, senza le norme volute dal presidente Obama,
il pil crescerà del 4%; e la Fiorina, che in vita sua ha sconfitto un cancro,
ha ribadito d’essere contraria alla riforma sanitaria dell’amministrazione
democratica, l’Obamacare.
Rubio, sul cui duello con Bush sono
puntati gli occhi dell’apparato del partito, ha affermato che la sua sfida con
Hillary sarebbe “una scelta generazionale”. E anche Christie, che partiva
stavolta dalle retrovie, ha attaccato l’ex first lady: “Con lei, il debito
crescerebbe a dismisura”. Per Trump, Hillary è stata “il peggiore segretario di
Stato nella storia dell’Unione”. Per Bush, “abbiamo bisogno di un comandante in
capo”, come a dire che Obama non lo è e che Hillary non lo sarebbe.
Cruz ha
affermato che i repubblicani non sono “il partito dei ricchi” (“è una grande
bugia”) e ha sostenuto di avere il piano per le tasse migliore.
Nel complesso, Trump è parso di nuovo pimpante,
dopo un passaggio a vuoto nel terzo dibattito, e Bush ha dato segni di
vitalità. Gli aspiranti alla nomination si sono anche beccati l’un l’altro,
come quando Trump ha rimbrottato la Fiorina (“Perché devi sempre interrompere
tutti?”), e si sono scontrati sull’immigrazione, dove Trump ha ribadito l’idea
del muro lungo il confine con il Messico (“Se non credete ai muri, chiedete a
Israele”), ha detto, mentre Bush ha preso le distanze dallo showman, dicendosi
contrario alla deportazione di 11 milioni di immigrati illegali (e Hillary, in
un tweet, ha definito la deportazione “un’assurdità”).
Trump ha bocciato
l’accordo trans-pacifico di libero scambio (“è pessimo”) e ha accusato la Cina
di manipolare le valute. Rubio se l’è presa con Putin: “un gangster, una figura
del crimine organizzato”.
Impossibile ancora dire come il dibattito
sia stato percepito dall’opinione pubblica.
Sabato sera, tocca ai democratici:
ma lì, la compagnia è ridotta –solo tre i candidati- e la scelta è quasi fatta. (fonti vv - gp)
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