Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/11/2015, a quattro mani con Wanda Marra che ha poi assemblato
Dopo la carneficina di Parigi, un’Europa riluttante, divisa e incerta, va alla guerra contro il Califfo: con un Putin muscolare e un Obama esitante, disegna una grande colazione a geometria variabile. La Francia allineata con la Russia guida il fronte bellico; la Gran Bretagna sta un passo indietro, allineata con gli Stati Uniti; la Germania manda rinforzi nel Mali, così libera forze francesi, e invia una nave con Tornado al largo della Siria; l’Italia non manda nulla perché – sostiene – fa già tanto, più di altri.
Il presidente francese Hollande, che dalla notte del 13 ha il volto turbato e lo sguardo allucinato , completa la sua maratona diplomatica: croissant e caffè all’Eliseo con il premier italiano Renzi; poi il piatto forte al Cremlino con il presidente russo Putin. Prima, era stato a Washington da Obama e aveva ricevuto il premier britannico Cameron e la cancelliera tedesca Merkel.
Renzi all'Eliseo - ... qui la parte non mia ...
Hollande e Putin - Al colloquio con Hollande, Putin arriva scuro in volto, a causa di un battibecco a distanza con il presidente turco Erdogan: Putin gli rimprovera di non essersi neppure scusato dopo l’abbattimento deliberato d’un caccia-bombardiere russo da parte della caccia turca; ed Erdogan lo accusa di non rispondere alle sue telefonate.
Con Hollande, invece, è una grande sinfonia, almeno in conferenza stampa: gli attentati ci uniscono – l’aereo sul Sinai e la strage del Bataclan -, è tempo di assumersi le proprie responsabilità, siamo pronti a cooperare, dobbiamo creare una grande coalizione, ma dobbiamo anche cercare –e qui, magari, la sintonia è minore- una soluzione politica. Perché Parigi è contro Assad, mentre Mosca lo sostiene: la parola che accomuna è transizione, ma su tempi e modi restano le divergenze.
Come non è chiaro il ruolo che la Turchia possa avere nella grande coalizione, dopo quello che è successo e visti i dubbi sulla credibilità del suo impegni anti-Califfo. Il ministero degli Esteri russo, che aveva già raccomandato di evitare i viaggi in Turchia, ha ieri consigliato ai cittadini russi che si trovano in Turchia di tornare a casa. Ufficialmente, per i rischi di attentati da Istanbul ad Ankara.
Le forze in campo – Se l’Italia nicchia, la Germania, di solito molto cauta nelle mosse militari, passa subito all’azione, dopo la cena della Merkel all’Eliseo mercoledì sera: rafforza il contingente nel Mali –che avrà come nuovo comandante un generale tedesco-; e spedisce una nave da guerra con 4/6 Tornado al largo della Siria. C’è la percezione che anche la politica estera e di sicurezza europea stia assumendo una dimensione tedesca: è un diplomatico di Berlino anche l’inviato dell’Onu in Libia.
Con la Germania e la Gran Bretagna, dopo il sì dei Comuni ai raid, sono 14 i Paesi che partecipano ai bombardamenti sulla Siria: cieli affollati, e pericolosi, con caccia e caccia-bombardieri, oltre che da Usa e Russia e Francia, anche da Australia, Canada, Arabia Saudita, Bahrain, Emirati arabi uniti, Qatar, Giordania, Marocco e Turchia. E i missili arrivano pure dalle unità americane, russe, francesi e ora tedesche tra Mediterraneo, Mar Caspio e Golfo Persico.
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