Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 15/11/2015
Un minuto di silenzio in memoria delle
vittime degli attentati di Parigi è stato osservato all’inizio del secondo
dibattito in diretta tv fra i candidati alla nomination democratica, svoltosi
alla Drake University di des Moines nello Iowa, lo Stato che il 1° febbraio
inaugurerà la stagione delle primarie.
Bernie Sanders, senatore del Vermont,
indipendente e “socialista”, ha attaccato Hillary Rodham Clinton, saldamente in
testa nei sondaggi, perché, nel 2003, quando lei era senatrice dello Stato di
New York, votò a favore dell’invasione dell’Iraq, che ha segnato l'inizio del
caos in Medio Oriente e che ha portato prima alla crescita di al Qaida ed ora
alla nascita dello Stato islamico.
Per Sanders, l’invasione "fu uno
dei peggiori errori di politica estera della storia recente degli Stati
Uniti": lui, che all’epoca era deputato, vi si oppose “fermamente”. La
Clinton, che ha più volte ammesso che quel suo sì fu un errore, s’è difesa
dicendo che bisogna considerare il contesto storico di quel periodo, a ridosso
dell’attacco all’America dell’11 Settembre 2001.
La politica estera, e in particolare la
lotta al terrorismo, hanno dominato il dibattito. Ma i tre candidati
democratici –c’era pure l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley- si sono pure
affrontati su temi sociali ed economici come il salario minimo e la fiscalità.
Sanders ha rimproverato alla Clinton di ricevere gran parte dei suoi fondi dalla
grande finanza e le ha contestato di opporsi a una netta separazione tra banche
d'affari e banche d’investimento. Per l’ex first lady, reintrodurre la legge che
la sanciva (e che fu varata sotto la presidenza di suo marito Bill Clinton) non
basterebbe a riformare Wall Street.
Unità di posizione dei tre candidati,
invece, sull’immigrazione: contrapponendosi alle idee del candidato
repubblicano Donald Trump, tutti e tre hanno detto di essere favorevoli all'accoglienza
dei rifugiati che fuggono dal conflitto in Siria, pur insistendo su precauzioni
per impedire eventuali infiltrazioni.
"Queste elezioni non serviranno
solo a scegliere un presidente, ma anche il comandante in capo", ha
osservato Hillary, aggiungendo che gli Usa considerano l'Is una
"minaccia" che "non può essere contenuta, ma deve essere
sconfitta". L'ex segretario di Stato vuole che la Turchia e gli stati del
Golfo prendano posizione nella guerra al terrore: "Non siamo in guerra con
l'Islam, ma contro l'estremismo violento". (fonti vv – gp)
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