Scritto per Il Fatto Quotidiano del 31/08/2015
Una riunione d’urgenza, l’Ue non la nega mai a
nessuno. Se la chiedono, poi, all’unisono, i Grandi dell’Unione, Germania,
Francia, Gran Bretagna, la presidenza di turno del Consiglio dei 28,
lussemburghese, non può che mettersi a disposizione: convoca l’incontro dei
ministri dell’Interno e della Giustizia per il 14 settembre, al pomeriggio, a Bruxelles.
L’obiettivo è "rafforzare la risposta
europea" all’emergenza immigrazione. Un eufemismo, perché quella risposta
va sostanzialmente costruita, a partire dalle timide intese del luglio scorso. C’è
però la sensazione che stavolta qualcosa possa maturare, perché, dopo Ferragosto,
la cancelliera Merkel ha mutato toni e linguaggio: forse, si va verso un
diritto d’asilo europeo.
E il dramma dei 71 profughi siriani morti asfissiati e
liquefatti di calore nel cassone di un tir lungo un’autostrada austriaca ha
portato nel cuore dell’Europa quelle tragedie che, nel Mediterraneo, apparivano
lontane e un po’ “roba da Sud del Mondo”. Le indagini, poi, rafforzano la coscienza
che i nuovi schiavisti non sono solo gli jihadisti del Califfato o bande di
scafisti senza scrupoli libici, ma sono anche ‘europei doc’, gente con il
passaporto dell’Ue, romeni, croati, ungheresi, bulgari – cinque già gli arresti
-.
La domenica lascia spazio alla politica, perché la
cronaca, per fortuna, non registra tragedie: centinaia di profughi sbarcano a
Taranto; presunti scafisti vengono fermati a Messina; ed è un giallo in Austria
la vicenda di tre bambini siriani.
L’iniziativa della riunione d’urgenza è stata presa
dai ministri dell’Interno Thomas de Maiziere, tedesco, Bernard Cazeneuve, francese,
e Theresa May, britannica. Uno strano trio: un po’ perché dei Grandi mancano
l’Italia, che pure è in prima linea sul fronte flusso, e pure la Spagna – che
Alfano si sia distratto?, nel week-end -; e un po’ perché Londra è un’intrusa
tra Berlino e Parigi.
Se, infatti, lo snodo Calais – Dover accomuna Francia
e Gran Bretagna, il governo Cameron non ha mai aperto alla solidarietà europea,
né intende farlo ora. Anzi: la May, sul Sunday Times, chiede agli europei dell’Ue
- e quindi anche agli italiani – di sbarcare a Londra solo se hanno un lavoro.
E dice basta a tutti quei 'continentali’ – termine un po’ spregiativo - che
s’installano in Gran Bretagna solo per goderne il welfare fatto di assegni di
disoccupazione, sanità gratuita e aiuti alle famiglie.
Per la May, "l’Ue deve tornare ai principi
originari": "libertà di movimento", per Londra, significa
"libertà di trasferirsi con un lavoro". In un anno, 330 mila
cittadini Ue si sono trasferiti nel regno Unito, 57 mila gli italiani.
Ben diverso, invece, l’atteggiamento della Germania,
che dice sì alle quote dei richiedenti asilo giunti in Italia e Grecia, apre ai
profughi siriani, si fa paladina della solidarietà. Quanto alla Francia, il
presidente Hollande è condizionato nelle sue scelte dal voto regionale del 6 e
13 dicembre, che potrebbe dare un’ulteriore spinta al movimento lepenista.
Il ministro
degli Esteri Laurent Fabius denuncia come "scandaloso"
l'atteggiamento sull’immigrazione di Paesi dell'Est: la barriera tra Ungheria e
Serbia "non rispetta i comuni valori della nostra Europa".