Scritto per La Presse il 16/08/2015 e pubblicato pure su www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net
Se sarà eletto presidente degli Stati
Uniti, Donald Trump farà una politica dell’immigrazione ‘leghista’: espellerà
tutti i migranti senza documenti e annullerà le disposizioni di segno contrario
impartite dal presidente Barack Obama.
Il programma
di Trump, delineato in un’intervista a uno dei programmi ‘cult’ dells Nbc News,
‘Meet The Press’, non stupisce, perché il magnate dell’immobiliare e showman
televisivo aveva già messo in chiaro come la pensa in merito, quando aveva
qualificato i messicani nel loro insieme come “trafficanti e stupratori”.
Le
possibilità che Trump possa attuare il suo programma sono infime. Nello stuolo
di 17 aspiranti alla nomination repubblicana, ‘Donald il rosso’, per via del
colore dei capelli e basta, è ora in testa ai sondaggi, ma ha contro l’establishment
del partito e, inoltre, ha l’handicap di polarizzare l’opinione pubblica: un
conservatore su quattro è con lui, ma tre su quattro non lo vogliono proprio.
E se dovesse presentarsi
da indipendente, come ha già ipotizzato, non avrebbe la forza di vincere, ma
condannerebbe alla sconfitta il candidato repubblicano.
La sua
campagna è stata, finora, un susseguirsi di gaffes che gli sono valse consensi
da parte di chi apprezza il parlare schietto, a volte pure un po’ volgare: nel
mirino dei suoi attacchi sono così finiti il presidente Barack Obama e la
candidata democratica Hillary Clinton – fin qui, tutto normale - e gli altri
aspiranti alla nomination repubblicana – ed è ancora normale -, ma anche eroi
di guerra come il senatore John McCain, giornalisti ‘scomodi’ e intere
categorie di potenziali elettori, come gli ispanici o le donne.
Nell’intervista
televisiva, Trump, che ha compiuto un controverso sopralluogo al confine tra
Texas e Messico, a Laredo, e che ha già sollecitato più volte la costruzione di
un muro sulla frontiera – barriere, del resto, già ne esistono -, ha detto: "Terremo
insieme le famiglie, ma gli illegali se ne devono andare". La riforma
dell’immigrazione propugnata dal presidente Obama prevede, invece, procedure di
riconoscimento della cittadinanza agli immigrati che vivono da tempo negli Usa
e vi lavorano, sanandone così la posizione.
In attesa che
il magnate dell’immobiliare metta per iscritto il suo programma, c’è però chi
rileva delle contraddizioni fra il comportamento dell’imprenditore e le
promesse del politico che difende dagli immigrati i posti di lavoro americani.
Giorni fa, la Reuters aveva scoperto, consultando i dati del ministero del Lavoro
Usa, che nove società di Trump, dal Duemila a oggi, hanno chiesto 1.100 visti
per immigrati da impiegare come cuochi, camerieri o con altre mansioni. E
continuano a farlo: a luglio, la
Mar-a-Lago Club che gestisce un lussuoso complesso in Florida, ha sollecitato
70 visti per lavoratori stranieri. Inoltre, la Trump Model Management ed il
Trump Management Group LLC hanno chiesto visti per 250 lavoratrici stranieri
particolari: vogliono modelle.
Qualcuno dei
lavoratori ispanici di ‘padron Trump’, irritato dalle sue dichiarazioni, gli si
rivolta contro: lo chef spagnolo José Andres, ad esempio, l’ha piantato in
asso. E lui lo cita in giustizia: vuole 10 milioni di dollari di risarcimento
per il mancato rispetto dell’impegno a gestire il ristorante di punta del Trump
International Hotel di Washington.
Andres, che
dirige 18 ristoranti negli Stati Uniti, ha rotto il contratto proprio perché
Trump insulta gli immigrati messicani e vuole costruire un muro al confine tra
Usa e Messico. Nella citazione, depositata davanti a una Corte del Distretto di
Columbia, i legali del magnate eccepiscono che lo chef "conosceva da tempo
le opinioni del signor Trump e la sua franchezza".
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