Chissà se l’
'Emailgate' andrà avanti fino alle primarie, l’inverno prossimo. E chissà se
gli strascichi dello scandalo si faranno ancora sentire fra un anno, durante la
campagna per le presidenziali Usa. Hillary Rodham Clinton, l’ex first lady
protagonista della vicenda, spererebbe tanto che tutto finisca con la sua
deposizione al Congresso, il 22 ottobre, e con l’inchiesta del Dipartimento
della Giustizia in corso. I suoi rivali per la nomination democratica alla Casa
Bianca vorrebbero che la vicenda l’azzoppi nella stagione delle primarie. I
repubblicani, infine, avrebbero interesse a tirarla in lungo, per poterla poi
impallinare a ridosso del voto.
Difficile, ora,
prevedere l’impatto dell’errore di Hillary: l'uso non autorizzato d’un
indirizzo privato di posta elettronica nel periodo 2009-2013, quando era alla
guida della diplomazia statunitense. Si trattò senza dubbio di una leggerezza,
ma la vicenda, per molti versi irrilevante ai fini pratici, e dalle forti tinte
di speculazione elettorale, s’è aggrovigliata nelle ultime ore, dopo che l'ex
segretario di Stato ha consegnato all'Fbi tutto il contenuto del server privato
usato per le sue comunicazioni, ufficiali e private.
E’ infatti emerso che
almeno due delle mail che il dipartimento di Stato ha già diffuso contenevano
materiale esplicitamente classificato "top secret". Lo ha rivelato
l'ispettore generale dell'Intelligence Charles McCullough II. Hillary ha sempre
affermato che le mail scambiate sul suo server privato - e non su quelli governativi
come deve fare ogni funzionario governativo a prescindere dal grado - non
contenevano informazioni riservate.
Il clamore suscitato
da tutta la storia è sproporzionato al potenziale vulnus alla sicurezza
nazionale, se si considera che l’attuale segretario di Stato John Kerry,
successore della Clinton, ha giudicato, in un’intervista televisiva, "molto
probabile" che Cina e Russia leggano le sue mail. Lo spionaggio online, ha
aggiunto Kerry, è "un tema molto forte nel dialogo tra Usa e Cina e a
settembre, quando s’incontreranno, ne parleranno i presidenti Obama e Xi".
La Clinton comparirà il 22 ottobre davanti
alla commissione d'inchiesta della Camera sull'attacco contro il consolato
americano a Bengasi dell'11 settembre 2012, che costò la vita all'ambasciatore
Usa in Libia, Chris Stevens, e ad altri tre cittadini statunitensi: l'udienza sarà
pubblica. L'ex segretario di Stato, che era in carica al tempo dell’attacco, ha
discusso a lungo con la commissione, presieduta da Trey Gowdy, repubblicano della
North Carolina, le modalità della propria audizione.
E’ pure in corso un’inchiesta non penale del Dipartimento della Giustizia
sulle mail contenenti materiale secretato. Se l’indagine scagionasse Hillary,
lo ‘scandalo delle mail’ si sgonfierebbe.
Ma le
perplessità per l’ ‘Emailgate’ si
fanno già sentire. Lo scarto dell’ex first lady sui suoi attuali rivali s’è
ridotto da 60 punti a poco più della metà, mentre la percezione dell’ex
segretario di Stato fra i potenziali elettori democratici s’è rovesciata: prima
dell’estate il 44% la apprezzava ed il 40% no; oggi, il 48% non la apprezza e solo
il 37% sì. E si parla d’una candidatura alternativa forte: il vice-presidente
Joe Biden, potrebbe essere la carta di riserva se la stella dell’ex first lady
dovesse davvero declinare.
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