Su richiesta dall’Italia, il caso dei due marò accusati dell'omicidio di due pescatori indiani è ieri approdato nell'aula del Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo (Itlos): interventi largamente scontati, quelli dei rappresentanti dell’Italia e dell’India in apertura del procedimento, ma che hanno reso esplicito lo scontro tra Roma e New Delhi.
L’Italia accusa l’India di “tenere in ostaggio” uno dei due marò, Massimiliano Girone, mentre l’altro, Salvatore Latorre, è a casa in convalescenza dopo un ictus.
L’India rivendica la giurisdizione sul caso e respinge le tesi italiane: nelle osservazioni scritte trasmesse al Tribunale, sostiene che "descrivere il sergente Girone come un 'ostaggio' è del tutto inappropriato ed offensivo”. Lo proverebbe il fatto che “i due marò hanno potuto tornare due volte in Italia".
Amburgo, una delle città della Lega anseatica, tuttora maggiore porto tedesco, ha una lunga tradizione marinara ed è degna sede di questo Tribunale internazionale. I giudici non prenderanno decisioni precipitose: dopo che oggi il dibattimento proseguirà con le repliche delle due parti, non vi sarà alcuna conclusione prima del 24 agosto.
Per il momento, si tratta di decidere se il Tribunale è competente in materia – l’India lo contesta – e, a seguire, se le misure cautelari e provvisorie chieste dall’Italia siano giustificate: il ritorno in Italia di Girone, ancora trattenuto a New Delhi, e la permanenza sua e di Latorre in patria per la durata dell'arbitrato, durante il quale le procedure giudiziarie a loro carico dovrebbero essere sospese.
La vicenda è ormai annosa. Ed è questo un elemento di debolezza nella posizione dell’India, perché in oltre 40 mesi di incertezze giudiziarie e politiche la magistratura di New Delhi non ha ancora prodotto un rinvio a giudizio dei due fucilieri di marina italiani.
I fatti risalgono al 15 febbraio 2012: quel giorno, Girone e Latorre risposero a un presunto attacco di pirati in acque internazionali contro il porta-container Enrica Lexie, su cui erano in servizio anti-pirateria, sparando contro quella che si sarebbe poi rivelata una barca di pescatori. Due le vittime: un dato certo, la vera tragedia di questa storia.
Da quel momento, è stata tutta una commedia degli errori: militari, diplomatici, politici e giudiziari, da parte dell’Italia e anche dell’India. La Enrica Lexie continuò la sua navigazione verso il porto dell’India dov’era diretta. E quando vi entrò, i due marò furono arrestati.
Le azioni giudiziarie e diplomatiche intentate non hanno portato a nulla; i cambi di governo a Roma e a New Delhi hanno prodotto variazioni d’atteggiamento, ma nessun risultato concreto. E il gesto dell’Italia, a inizio 2013, di non mandare indietro i due marò dopo una licenza, gesto poi rinnegato, non ha certo migliorato il clima di fiducia fra i due Paesi.
La procedura di arbitrato internazionale, più volte evocata, è stata attivata il 26 giugno: su di essa, deve pronunciarsi in ultima analisi la Corte arbitrale dell’Aja, dopo che l’Itlos di Amburgo avrà risposto alle questioni preliminari.
L’India contesta la giurisdizione dell’Itlos e l’arbitrato, perché –dice- l’incidente avvenne in acque indiane e non internazionali. E sostiene che le circostanze non sono tali da giustificare le misure provvisorie e cautelari richieste dall'Italia.
“L'Italia è unita con i fucilieri Girone e Latorre", ha ieri scritto in un tweet il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Ma, in realtà, molte polemiche hanno sempre accompagnato questa vicenda.
Agente del governo
italiano presso la Corte arbitrale e presso il Tribunale è l’ambasciatore
all’Aja Francesco Azzarello, che ieri è stato il primo a parlare. Ma l’uomo di
punta del team legale italiano è
sir Daniel Betlehem, già direttore del Servizio affari giuridici del ministero degli
Esteri britannico. Avvocato
e titolare d’un prestigioso studio internazionale, Betlehem guida una squadra
costituitasi oltre un anno fa, con avvocati internazionalisti, professori di
diritto internazionale, esperti.
L’India risponde con due
principi del foro molti noti: oltre al procuratore generale aggiunto Narasimha,
la rappresentano Alain Pellet, un avvocato francese, già presidente della
Commissione di Diritto internazionale dell'Onu, e il britannico Rodman Bundy.
Nell’Itlos, c’è un
giudice italiano ‘ad hoc’, Francesco Francioni, L’India vi ha un posto
permanente, il giudice Chandrasekhara. L'udienza è stata presieduta dal giudice
russo Vladimir Golitsyn.
La Corte arbitrale dovrà
essere insediata entro il 26 agosto e dovrà successivamente darsi regole e sede.
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