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Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/08/2015
Hanno rimesso in scena l’Aida, opera commissionata
a Giuseppe Verdi proprio per l’inaugurazione del Canale di Suez il 17 novembre
1869, presente l’imperatrice Eugenia, consorte di Napoleone III, e poi rappresentata
al Cairo per la prima volta nel 1871. Ma quello fu un trionfo dell’imperialismo
e dell’ingegneria europei e d’una visione dell’Egitto da cartolina storica.
Invece, questo raddoppio del Canale non ha la sua colonna sonora nelle trombe
della marcia trionfale, ma nel clangore delle armi con cui il nuovo satrapo, il
generale al-Sisi, salito al potere dopo avere deposto, con la complicità
dell’Occidente, il presidente legittimo Mohamed Morsi, deve proteggere l’opera
dal terrorismo, alimentato nel Sinai dalla brutale repressione della
Fratellanza araba. Hollande, Medvedev e altri notabili presenti a Ismailiya testimoniavano
la deferenza dei potenti all’ultimo rais; la scelta dell’Italia d’essere
rappresentata dal ministro della Difesa Roberta Pinotti appare in sintonia.
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