Il puzzle degli aspiranti alla nomination repubblicana alla Casa Bianca non perde ancora pezzi, anche se si sfilaccia, dopo il dibattito televisivo in prima serata su FoxNews giovedì 7 agosto. Il confronto, a Cleveland, nell’Ohio, uno degli Stati chiave per la Casa Bianca, è stato il primo di sei, che avranno regole di selezione dei candidati ciascuno diverse: il prossimo andrà in onda sulla Cnn il 16 settembre da Simi Valley, in California, dove c’è la biblioteca presidenziale di Ronald Reagan. Gli altri seguiranno il 28 ottobre sulla Cnbc e, poi, uno al mese a novembre, dicembre, gennaio, tutti prima dell’inizio delle primarie.
Le impressioni del dibattito premiano, fra i favoriti, Marco Rubio, il più giovane del lotto, senatore della Florida, e fra gli outsider Carly Fiorina, manager, ex ceo Hewlett-Packard, l’unica donna.
Di qui alla metà di settembre, non vi saranno però ritiri,
prevedono gli analisti, perché i candidati, anche quelli più indietro nei
sondaggi, in questa fase “non sono sulle spese”; né si attendono più ‘new
entries’, perché il gruppo è già numeroso come raramente in passato, anzi mai a
memoria d’uomo. I ritiri, probabilmente, fioccheranno a inizio 2016 e soprattutto
dopo l’avvio delle primarie.
Per ora, il dibattito si riflette sui sondaggi e conferma l’impressione già espressa prima di Cleveland dal 60% degli elettori repubblicani, per cui le opinioni “estremamente franche”, fino a sconfinare nella rudezza, di Donald Trump stanno danneggiando il partito repubblicano.
Eppure il magnate dell’immobiliare è in testa a tutti i rilevamenti, concordi pure sulla composizione del podio repubblicano: accanto a Trump, ci sono costantemente, alternandosi al secondo e terzo posto, il governatore del Wisconsin Scott Walker e l’ex governatore della Florida, Jeb Bush, che rrimane il favorito per la nomination.
Fra i democratici, Hillary Rodham Clinton continua a contare su oltre il 50% dei consensi, davanti al senatore indipendente Bernie Sanders (17%) e all'attuale vice-presidente Joe Biden (13%), che non è ancora sceso in lizza. In un ipotetico match con Trump, l'ex segretario di Stato è nettamente in vantaggio, 48 a 36% delle intenzioni di voto. (fonti vv - gp)
Per ora, il dibattito si riflette sui sondaggi e conferma l’impressione già espressa prima di Cleveland dal 60% degli elettori repubblicani, per cui le opinioni “estremamente franche”, fino a sconfinare nella rudezza, di Donald Trump stanno danneggiando il partito repubblicano.
Eppure il magnate dell’immobiliare è in testa a tutti i rilevamenti, concordi pure sulla composizione del podio repubblicano: accanto a Trump, ci sono costantemente, alternandosi al secondo e terzo posto, il governatore del Wisconsin Scott Walker e l’ex governatore della Florida, Jeb Bush, che rrimane il favorito per la nomination.
Fra i democratici, Hillary Rodham Clinton continua a contare su oltre il 50% dei consensi, davanti al senatore indipendente Bernie Sanders (17%) e all'attuale vice-presidente Joe Biden (13%), che non è ancora sceso in lizza. In un ipotetico match con Trump, l'ex segretario di Stato è nettamente in vantaggio, 48 a 36% delle intenzioni di voto. (fonti vv - gp)
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