Parziali, e tardivi, arrivano i mea culpa dei leader di allora e di adesso per la situazione tra Iraq e Siria, dove avanza il sedicente Stato islamico. Barack Obama ha ammesso che il ritiro, avvenuto alla fine del 2011, di tutti i soldati americani dall’Iraq, senza lasciare un presidio nel Paese, è stato, a conti fatti, un errore: un’ammissione utile a giustificare la decisione di non completare il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, dove, dopo oltre 14 anni di massiccia presenza militare americana e alleata, la situazione è lungi dall’essere stabilizzata.
E, ora, Toni Blair, premier britannico all’epoca dell’invasione
dell’Iraq nel 2003 e sponsor e mente di tutta quella operazione insieme al
presidente Usa George W. Bush, riconosce che la gestione del dopo Saddam fu
sbagliata. In attesa che anche Bush ammetta le sue responsabilità e che lui e
Blair rendano una confessione completa –non solo la gestione del dopo Saddam fu
un errore, ma l’invasione stessa si basava su presupposti deliberatamente
falsi-, le dichiarazioni di Obama e Blair sono una prova in più del fatto inoppugnabile
che le radici dell’Isis e del suo successo stanno nell’invasione dell’Iraq e
nella sua gestione.
Il rovesciamento di Saddam Hussein –certo un dittatore, ma
come molti altri su questa Terra, spesso tollerati e blanditi- e la
disgregazione dell’Iraq, dove gli Stati Uniti e i loro alleati non vollero
mantenere le strutture esistenti, a partire dall’esercito; la scelta di leader
locali assolutamente inadeguati e partigiani, come il premier al-Maliki, fautore
della rivincita degli sciiti sui sunniti, invece che della riconciliazione
nazionale; l’incapacità d’individuare i nemici più temibili (proprio l’attuale
Califfo, catturato dagli americani a Falluja nel 2004,, venne liberato poco
dopo); e, infine, il ritiro di tutte le truppe americane, complice anche
l’ostinata presunzione del governo iracheno; tutti questi elementi hanno
contribuito ad alimentare l’ostilità e l’esasperazione dei sunniti contro gli
sciiti e a risvegliare e a coagulare sotto le bandiere del Califfato le cellule
di al Qaida e i resti militarmente preparati dell’esercito di Saddam, mentre il
corrotto e friabile esercito iracheno non riusciva a opporre resistenza.
Nessun commento:
Posta un commento