Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 23/10/2015
E’ proprio in forma, Hillary Rodham Clinton, candidata
(quasi) unica alla nomination democratica per la Casa Bianca: dopo essere stata
bravissima nel dibattito televisivo del 14 ottobre e dopo essersi liberata
senza colpo ferire del rivale interno più insidioso, il vice-presidente Joe
Biden, che ha deciso di non sfidarla, è uscita sostanzialmente vincitrice da 11
ore di estenuante 'interrogatorio' da parte della commissione parlamentare
d'inchiesta sull'attacco al consolato Usa di Bengasi. L'11 settembre 2012, vi
persero la vita l'ambasciatore Chris Stevens e altri tre cittadini americani.
La Clinton, all'epoca segretario di Stato, non s’è mai
fatta mettere nell’angolo dalla commissione, composta da sette repubblicani e
cinque democratici: se gli ‘inquisitori’ repubblicani volevano metterla in
difficoltà, più ancora che accertare le cause della morte di Stevens, non ci
sono riusciti, a giudizio di quanti hanno seguito tutta la seduta.
L’ex first lady ha ostentato calma e sicurezza, che a
tratti sconfinava nella sicumera, e ha rintuzzato le accuse sulla gestione
della crisi. Dell’episodio, Hillary s’è assunta la responsabilità oggettiva
come capo della diplomazia Usa, senza ammettere di avere commesso errori; né i
repubblicani hanno dimostrato che lo abbia fatto.
Lo stesso presidente della commissione, il
repubblicano Trey Gowdy, ammette che non sono venuti fuori elementi nuovi. E il
democratico Elijah Cummings si prende un applauso sbottando: “Attenti ad usare
i soldi dei contribuenti per distruggere una campagna elettorale, L’America non
è questo”.
Nella testimonianza fiume, protrattasi nella notte
statunitense, Clinton ha negato di avere trascurato le richieste
dell'ambasciatore Stevens d’un rafforzamento delle misure di sicurezza e
d’avere tentato di sviare l’opinione pubblica sull'origine dell'assalto al
consolato di Bengasi.
La candidata democratica ha anche contrattaccato:
"Abbiamo bisogno di una leadership interna che corrisponda a quella
all'estero, una leadership che ponga gli interessi della sicurezza nazionale
davanti a quelli politici ed ideologici", ha detto, riferendosi alla strumentalizzazione
dell’episodio, con 17 mesi e 14,3 milioni di dollari spesi per la commissione
d'inchiesta. Il rapporto ufficiale ha già attribuito al dipartimento di Stato
la responsabilità di avere fornito una livello di sicurezza
"largamente" insufficiente a Bengasi nonostante le richieste di
rafforzamento da parte di Stevens e altri.
"L'America deve svolgere un ruolo guida in un
mondo pericoloso – ha detto in apertura la Clinton - e i nostri diplomatici
devono continuare a rappresentarci in posti pericolosi", anche perché,
"quando l'America è assente, specie da teatri instabili, ci sono
conseguenze": "Non possiamo impedire tutti gli attacchi terroristici
o ottenere la sicurezza perfetta e dobbiamo accettare un livello di
rischio".
L'ex segretario di Stato ha anche risposto sul
cosiddetto ‘emailgate’, lo scandalo scoppiato perché utilizzò un account di
posta elettronica privato invece di quello ufficiale mentre era al Dipartimento
di Stato: "Non voglio che abbiate un'impressione sbagliata … La maggior
parte del mio lavoro non avveniva tramite email con i miei collaboratori più
stretti, con funzionari del dipartimento di Stato o del resto
dell’Amministrazione". (fonti vv - gp)
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