P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

giovedì 8 ottobre 2015

Siria: Ankara e il sogno sunnita spazzato via dall'Orso Russo

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 08/10/2015

Errori. O punture di spillo volute. Gli sconfinamenti di aerei russi in territorio turco, nella campagna di Siria di Putin, acquistano valenza politica. Come se Mosca volesse indurre Ankara a dimenticarsi i suoi disegni di grande Turchia e le ambizioni egemoniche sunnite sull’intera Regione; e tastare il terreno per ridisegnare i confini dell’area vecchi di un secolo, magari tenendo pure conto delle ambizioni dei curdi, la più grande etnia al mondo senza uno Stato di riferimento.

Intanto, i lealisti siriani, appoggiati dal cielo dai Mig russi, impostano un’offensiva di terra: erano da mesi sulla difensiva, ora passano al contrattacco. Ma non è chiaro quali siano i loro primi obiettivi. I russi attaccano gli jihadisti anche dal mare: le navi da guerra che incrociano nel Caspio hanno lanciato 26 razzi contro i miliziani, colpendoli da oltre 1500 km. Ma è polemica sull’efficacia dei tiri: Mosca e Washington si accusano a vicenda di non colpire le forze del Califfo, ma i nemici, o gli amici, del presidente Assad.

Finora, solo due dei 57 raid russi censiti hanno sconfinato nei cieli turchi. Il premier Davutoglu assicura che Ankara non desidera che il conflitto siriano si trasformi in una crisi tra con la Russia e , quindi, tra Mosca e la Nato. Ma, avverte, la Turchia, membro dell'Alleanza Atlantica, "non scenderà a compromessi sulla sicurezza dei suoi confini e del suo spazio aereo". Il Partito della giustizia e dello sviluppo del premier –e del presidente Erdogan- ribadisce il punto: la Turchia considererà eventuali ulteriori violazioni del suo spazio aereo da parte di aerei da guerra russi "una minaccia".

Putin, in realtà, cerca di minimizzare i rischi di spinosi incidenti internazionali – ieri sera, s’è saputo che un caccia Usa ha cambiato rotta nei cieli siriani, per non rischiare la collisione con aerei russi – e fa sapere di avere ordinato ai suoi militari di interagire per le operazioni con Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Iran e Iraq. Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, spiega che Mosca ha valutato la proposta americana di cooperazione ‘tecnica’ e che restano da discutere solo dettagli tecnici. Ma il segretario alla Difesa Usa Ashton Carter è molto meno positivo: “Non intendiamo collaborare”.

Inoltre, il presidente russo dà per acquisite intese politiche futuribili: il presidente francese Hollande gli avrebbe proposto "un’interessante idea di alleanza tra le truppe di Assad e i ribelli moderati", contro le milizie del Califfo e le bande di al-Nusra. Nessuna conferma, per il momento, dall'Eliseo, finora sempre contrario a coinvolgere il presidente siriano nel futuro del suo Paese. Da Strasburgo, Hollande giudica “impossibile” ravvicinare le diverse componenti dell’opposizione siriana. E, da Roma, dove è in visita, Carter è nettissimo: “La Russia in Siria sta seguendo una strategia sbagliata, colpendo obiettivi che non sono” del sedicente Stato islamico.

Mosca si dichiara disponibile a collaborare con il Pentagono sul coordinamento della lotta all’Is, mentre i caccia russi compiono massicci bombardamenti in due province siriane, liberando il campo per l’offensiva di terra delle truppe di Assad contro al-Nusra. Ma i ribelli filo-Usa, i moderati, che hanno più portavoce che combattenti, denunciano di essere stati nuovamente bombardati dai russi, che avrebbero distrutto un loro deposito di armi, il più importante, di un loro gruppo, Liwa Suqour al-Jaban, nella provincia di Aleppo.

Secondo gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, raid e bombardamenti si sono ieri concentrati sul villaggio di al-Lataminah nella provincia di Hama e sulle città di Khan Shaykhun e Alhbit a Idlib, obiettivi dell’offensiva di terra del regime – sostenuta, secondo voci poco credibili, da ‘volontari’ russi -. Gran parte della provincia di Idlib è controllata da gruppi ribelli jihadisti, come i qaedisti del Fronte Al Nusra e altre fazioni. Ma là dove il regime è forte sarebbe già esplosa la ‘Putin-mania’.

Nessun commento:

Posta un commento