Scritto per il blog de Il Fatto Quotidiano il 18/10/2015
Comune di Roma, uffici di via Petroselli: ore 09.16 di un giorno di questa settimana. Devo fare autenticare una foto per rinnovare la patente internazionale, in vista di un viaggio all’estero. Entro nell’atrio agitato e maldisposto: qui dentro, non sai mai quanto tempo ci vuole per sbrigare una qualsiasi pratica, né quant’è lunga la coda che ti attende, né quanto sarà collaborativo l’impiegato. Pochi giorni fa, ho persino sperimentato la coda con numerino per pagarsi il diritto a fare un’altra coda, con altro numerino, per ritirare una notifica.
Seguendo l’indicazione dell’usciere, entro nella sala d’attesa principale dove devo –ovviamente- prendermi il numerino: lo faccio con apprensione, perché ho i minuti contatti. E, infatti, il mio numero -mi viene detto da una macchina estremamente efficiente- sarà ‘evaso’ alle 10.24, oltre un’ora di attesa. Ma io non posso aspettare: ho un appuntamento alle 10.30 cui non posso presentarmi in ritardo.
Chissà se posso dare a qualcuno la procura per venire a fare l’autentica in vece mia. Mi guardo intorno: c’è uno sportello con su scritto ‘informazioni’, praticamente senza coda: c’è solo una giovane signora straniera che vuole farsi il certificato di residenza e che non capisce bene le istruzioni che l’impiegato, di là dal vetro, le dà pazientemente, variando le inflessioni dell’italiano sperando che prima o poi lei capisca.
Poi tocca a me. Spiego il problema, pongo il quesito. L’impiegato, un uomo minuto e socievole, sorride, ammicca, mi fa: “Mi lasci il biglietto della prenotazione e vada a procurarsi una marca da bollo da 24 centesimi. Poi torni qui”. Eseguo: ci vuole un attimo, perché l’addetto alle marche da bollo sembra lì solo ad aspettare proprio me.
E adesso? L’impiegato alle informazioni, sempre con fare un po’ complice, mi passa un formulario che compilo, ci incolla la foto e la marca da bollo, sparisce un istante, torna con il timbro nel posto giusto, mi consegna il tutto con un sorriso di trionfo: “Ha visto? E’ tutto fatto”.
Sono le 09.28. Ringrazio sbalordito, ho sbrigato la mia pratica –anzi, ha sbrigato- in una dozzina di minuti: roba da sogno, anzi da Guinness dei Primati. Me ne esco dal Comune estasiato: macchinette che funzionano, impiegati efficienti –e pure gentili-, tempi per i disbrighi delle pratiche brevissimi.
Mi resta un dubbio, anzi due: uno è tecnico, ma perché, se potevo fare tutto così in fretta, la macchinetta mi diceva di aspettare fino alle 10.24? L’altro è maligno: non sarà che in Comune festeggiano le dimissioni di Marino? Non cerco una risposta: arriverò in perfetto orario al mio appuntamento e posso anche prendermi un caffè lungo la strada. E non piove neppure, nonostante le previsioni avverse.
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