Scritto, in forme diverse, per LaPresse il 21/05/2015 e per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 22/10/2015
Joe Biden, vice-presidente degli
Stati Uniti, uomo sorridente, politico esperto, rinuncia a scendere in campo
per la nomination democratica a Usa 2016: era un rivale in grado d’impensierire
Hillary Rodham Clinton, la battistrada, la cui marcia s’è un po’ appesantita in
estate tra scandali montati e antipatia naturale; ma sarebbe pure stato un
frangiflutti per l’ex first lady, da mesi l’unico
bersaglio di tutti gli attacchi repubblicani, e una ruota di scorta per i
democratici. Che restano ora senza alternativa, se qualcosa dovesse andare storto
alla loro ‘candidata unica’.
Gli indizi che Biden, 73
anni, potesse scendere in campo si andavano accumulando da mesi: i media segnalavano
vertici familiari, incontri preparatori, consulti preliminari e non solo la Fox
aveva dato per sicura la candidatura. Ma i castelli in aria sono evaporati
ieri, quando s’è saputo che Biden avrebbe fatto una dichiarazione dalla Casa
Bianca, con accanto il presidente Obama e la moglie Jill: la partecipazione
alle primarie non sarebbe mai stata annunciata lì, tanto meno con il presidente
come testimonial – Obama ha i suoi debiti verso la famiglia Clinton e s’è
sempre mantenuto neutrale sulla scelta del suo vice -.
"Siamo fuori tempo massimo per
allestire una campagna elettorale di successo", ha spiegato Biden, dicendo
una cosa non del tutto vera. E ha aggiunto: "Non sarò candidato, ma non starò
in silenzio", ammettendo che il figlio Beau l’aveva esortato a puntare
alla Casa Bianca prima di morire d’un cancro al cervello, nel maggio scorso.
Biden conferma lealtà al presidente, che “ha guidato la ripresa del nostro
Paese” e invita i democratici ad “abbracciarne l’eredità” (la Clinton l’ha già
fatto, ponendosi in una linea di continuità con l’Amministrazione uscente).
Per la nomination democratica,
restano dunque in lizza, insieme a Hillary, il
senatore del Vermont indipendente e 'socialista' Bernie Sanders, che va meglio
del previsto nei sondaggi, ma che non ha chances di successo e, ai margini dei
giochi, gli ex governatori Martin O’Malley, del Maryland, e Lincoln Chafee, di
Rhode Island. S’è appena ritirato l’ex senatore della Virginia Jim Webb.
Rispetto a tutti questi,
Biden offriva un’alternativa a Hillary ben più affidabile e credibile: figura
nota e ‘di garanzia’ per l’elettorato democratico tradizionale e per quello
centrista, né decisionista né impulsivo –lo indicano pure i tentennamenti sulla
candidatura, che sarebbero stati sciolti solo martedì sera-.
I sondaggi – ultimo quello
di Nbc e Wall Street Journal – gli davano già una quota di intenzioni di voto
buona, con uno zoccolo duro intorno al 15%, prima ancora di scendere in lizza.
A dissuaderlo dal correre, secondo alcuni osservatori, potrebbe avere
contribuito l’ottima prestazione nel dibattito televisivo fra candidati
democratici della scorsa settimana dell’ex first lady: il rilevamento Nbc/WSJ
la dà ora al 49% e in crescita, contro il 29% in calo di Sanders.
Un po’ scontate le reazioni al suo ‘no’. Hillary lo definisce “un buon amico” e “una fonte d’ispirazione”. E il battistrada repubblicano Donald Trump fa finta di tirare un sospiro di sollievo: “Meglio contro Hillary che contro Biden” (tanto lui alla nomination non ci arriva). (fonti varie - gp)
Un po’ scontate le reazioni al suo ‘no’. Hillary lo definisce “un buon amico” e “una fonte d’ispirazione”. E il battistrada repubblicano Donald Trump fa finta di tirare un sospiro di sollievo: “Meglio contro Hillary che contro Biden” (tanto lui alla nomination non ci arriva). (fonti varie - gp)
Nessun commento:
Posta un commento