Allora, funziona. La guerra di soppiatto condotta in Libia da forze speciali britanniche, francesi e italiane, a sostegno dei raid aerei Usa e dell’avanzata sul terreno delle forze fedeli al governo d’unità nazionale guidato dal premier Fayez al-Serraj, dà i suoi frutti: i lealisti hanno conquistato ieri il quartier generale a Sirte del sedicente Stato islamico, il mega palazzo Ouagadougou, dopo avere preso l'università della città, roccaforte in Libia degli jihadisti.
Secondo quanto riferiscono fonti di Misurata, le unità dell’operazione
'Al-Bunyan Al-Marsoos' hanno preso il controllo dell’intero campus, dopo
“violenti scontri” con i miliziani del Califfo, mentre fonti degli jihadisti
rivendicano l’abbattimento di un caccia libico – morto il pilota -.
C’è affollamento in questi giorni nei cieli libici, dove i caccia-bombardieri
Usa hanno compiuto 28 raid meno di dieci giorni, una media di tre al giorno: è l'ultimo
aggiornamento dell'operazione Odyssey Lightning pubblicato dal comando militare
Usa per l'Africa (Africom). I raid sono fatti da AV-8B Harrier decollati dalla
nave d'assalto anfibia Uss Wasp nel Mar Mediterraneo.
La giornata è stata tutta un susseguirsi di notizie e
smentite – parziali – sulla presenza e l’attività in Libia di decine di uomini
delle forze speciali italiane: i militari svolgono compiti di formazione dei
lealisti a Tripoli – le forze regolari -, Misurata – le milizie locali - e a
Bengasi.
Il generale Mohamed el Ghasri delle forze libiche impegnate
nell’offensiva anti-jihadisti ha "categoricamente sementito” che forze speciali
italiane abbiano a Sirte “compiti di sminamento". “Siamo però favorevoli –
ha aggiunto il generale al Ghasri - ad ogni tipo di aiuto da parte dell’Italia".
Ma, compiti di sminamento a parte, la notizia della presenza
in Libia di forze speciali italiane veniva poi confermata da fonti
istituzionali italiane: i militari operano “alle dirette dipendenze” della
presidenza del Consiglio. Il presidente del Copasir, il comitato parlamentare
competente, Giacomo Stucchi definiva, a sua volta, “inesatta” l’indicazione che
Palazzo Chigi abbia già informato della situazione il Parlamento con un
documento trasmesso la settimana scorsa.
L’informativa, redatta dal Cofs (Comando interforze per le
Operazioni delle Forze Speciali) e classificata ‘segreta’, si rifà
a una normativa approvata a novembre dal Parlamento, che consente alla
Presidenza del Consiglio d’autorizzare le forze speciali italiane a effettuare
missioni all’estero, inquadrandole sotto la catena di comando
dell’intelligence. In tal modo, la loro attività è ancora più tutelata dalla
riservatezza e gode di tutte una serie di garanzie, compresa l’immunità.
Sarebbe dunque questa la formula con cui l'Italia ha mandato
in Libia suoi militari: ufficialmente, per proteggere gli agenti
dell’intelligence impegnati sul campo e per addestrare i lealisti; ma forse
pure con ruoli operativi, nell’avanzata apparentemente vittoriosa dei regolari
verso Sirte.
Una situazione, comunque, ben diversa da quella finora
descritta dal Governo sia al Parlamento che alla stampa. Anche se c’è chi
arzigogola che l’Italia non è ‘tecnicamente’ in guerra In Libia, perché le
missioni in corso sono limitate nel tempo e partono da basi in Italia e perché
i commando del 9° Reggimento Col Moschin, del Gruppo Operativo Incursori del Comsubin,
del 17° Stormo Incursori dell'Aeronautica militare e del Gruppo di Intervento speciale
dei Carabinieri (e le forze di supporto aereo e navale) non rispondono alla
catena di comando della coalizione di oltre trenta Paesi che appoggiano il governo
al Serraj, da cui è partita la richiesta d’aiuto e d’azione, ma direttamente
all’Esecutivo italiano.
L'Italia, come Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Spagna,
è preoccupata per la situazione in cui si trova il terminal petrolifero di
Zuetina, sotto attacco di fazioni rivali che ne minacciano l'attività. In un
documento congiunto, i sei Paesi chiedono che il controllo di tutte le installazioni
petrolifere libiche passi nelle mani del Governo di Unità nazionale,
"senza condizioni, riserve, rinvii".
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