Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 16/08/2016
Donald Trump ha una nuova figurina da incollare sul
suo album della stampa ‘nemica’: una 'bibbia' dell'economia, tradizionalmente
più vicina ai repubblicani che ai democratici, il Wall Street Journal, prende
posizione contro di lui e consiglia all’establishment repubblicano di abbandonare
il magnate al suo destino - a meno che non cambi rapidamente registro - e di
concentrarsi piuttosto sul cercare di mantenere l’8 Novembre il controllo del
Congresso, che altrimenti rischia di perdere.
Per il quotidiano conservatore di Rupert Murdoch, la
priorità repubblicana dev’essere di confermare e se possibile ampliare la
maggioranza al Senato (54 seggi su 100) e quella più ampia alla Camera (247 seggi
su 435) conquistate nelle elezioni di Midterm del 2014.
In un editoriale intitolato "E' giunta l'ora
della verità per Trump", il comitato dei columnist del WSJ dà tempo a Trump
fino al Labor Day (il 5 settembre) per rimettersi in carreggiata. Se ciò non
avverrà, allora "il partito repubblicano non avrà altra opzione che dare
per persa la Casa Bianca e concentrarsi sulle elezioni al Senato (dove sono in
palio 34 seggi su 100) e alla Camera (dove si rinnovano tutti i 435
deputati)".
Per il WSJ, Trump "deve smetterla di dare la
colpa a tutto il mondo" per come va la sua campagna "e deve iniziare
a comportarsi come qualcuno che aspira a essere presidente o cedere la
nomination a Mike Pence (il governatore
dell'Indiana suo vice nel ticket presidenziale, ndr)”.
Che ciò accada, però, è improbabile, visto che il
magnate è già convinto di avere già ammorbidito, dopo le primarie, la sua
retorica ed ha anzi espresso di recente al Time la sua insoddisfazione: “Sto
ascoltando i cosiddetti esperti, ma finora mi piaceva di più come facevo
durante le primarie. Quando abbiamo teste mozzate in Medio Oriente, quando
accadono cose mai avvenute prima in termini di atrocità, penso che la gente
vuole forse una retorica più dura”. Che lui negli ultimi giorni ha di nuovo
proposto, con le provocazioni shock degli ultimi giorni.
L'editoriale non significa però che il Wsj abbia
deciso d’appoggiare la rivale democratica di Trump, Hillary Clinton. Significa
piuttosto che il mondo della finanza (che inclina verso i repubblicani, ma
soprattutto verso il probabile vincitore) non ne può più delle uscite politicamente
suicide di Trump.
"Hillary Clinton - si legge nel testo - è la seconda
candidata più impopolare della storia proprio dopo Trump. Ma invece di tentare
di rassicurare i suoi elettori e di ripulire la sua immagine”, Trump “ha
trascorso le ultime tre settimane solo a fornire ai suoi critici ulteriori
elementi negativi".
Le riserve della finanza nei confronti di Trump non
sono una novità. I fratelli Koch, grandi donatori repubblicani, non intendono
dargli neppure un soldo, mentre hanno già speso 42 milioni di dollari per
candidati repubblicani al Senato, e un’altra donatrice repubblicana, Meg
Whitman, ceo di Hp, è addirittura passata al campo di Hillary. Lo stesso
Comitato nazionale repubblicano sta valutando se tagliare i fondi a Trump dall’autunno,
destinandoli alle elezioni per il Congresso: fonti di stampa riferiscono che il
magnate e il presidente del Comitato Reince Priebus si sentono “quattro-cinque
volta al giorno” e ora lavorano insieme, ma se lo showman non rimette in sesto
la sua campagna e resta in netto ritardo sulla rivale democratica i fondi
potrebbero andare altrove. (fonti vv – gp)
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