Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/08/2016, rielaborando post + o - recenti di GpNewsUsa2016.eu
Di nuovo, c’è poco. Anzi pochissimo, Ma basta a Donald
Trump, che, del resto, se ne fa un baffo delle inchieste già svolte e delle
verità già accertate, per montarci su tutto un ambaradan: se sarà presidente,
vuole nominare un procuratore speciale per indagare sulla Clinton Foundation,
un ente di beneficenza, ma anche la cassa di famiglia, di Bill e Hillary.
Dopo tre settimane d’inferno, giù a picco nei
sondaggi, il magnate riesce di nuovo a costringere sulla difensiva la sua
rivale: il magnate approfitta del riemergere di vecchie storie, l’ ‘emailgate’
e, appunto, le donazioni alla Clinton Foundation, e di un passo falso di
Hillary con Colin Powell.
Di suo, Trump ci mette poco. Anzi, le strizzate
d’occhio ai neri e agli ispanici sono piuttosto goffe. Ma pure la Casa Bianca
lo aiuta, raccontando una mezza verità, che per i canoni Usa è una bugia, sul
versamento all'Iran di 400 milioni di dollari legato alla liberazione di tre
cittadini americani.
Così, lo showman sostiene che il Dipartimento della
Giustizia e l’Fbi non meritano più “fiducia”, dopo non avere incriminato la
Clinton nell’ ‘emailgate’: “Sono sempre più sconcertato dalla portata della
criminalità di Hillary”, che da segretario di Stato avrebbe “supervisionato
pratiche corruttive”.
Sono appena saltate fuori altre 15 mila mail, che
devono essere valutate – 30 mila sono già state vagliate -, mentre la
magistratura ha autorizzato un’organizzazione conservatrice a porre domande per
iscritto alla candidata democratica. E il generale Powell, primo nero
segretario di Stato, smentisce d’averle mai suggerito di usare un account di
posta privato per gli affari di Stato.
I punti di domanda sulla Fondazione di famiglia
dell’ex first lady – creata nel 1997, in vent'anni ha raccolto circa due
miliardi di dollari - vennero posti dal
Washington Post 18 mesi or sono, ancora prima che Hillary annunciasse la sua
candidatura: la Fondazione accettò milioni di dollari da sette governi
stranieri, mentre l’ex first lady era segretario di Stato (2009-2012), violando
un patto etico con il presidente Obama, non ricevere soldi da governi stranieri
durante il suo mandato.
La maggior parte delle donazioni rispettava una
clausola dell’accordo, che permetteva ai governi che avevano già fatto
donazioni alla Fondazione di continuare a farne. In almeno una circostanza,
invece, il patto sarebbe stato violato: nel 2010, i Clinton accettarono 500.000
dollari dall'Algeria per fornire assistenza ai terremotati di Haiti. Allora,
l'Algeria stava cercando di rafforzare i rapporti con gli Stati Uniti ed
esercitava pressioni sul Dipartimento di Stato perché non sollevasse problemi
sul rispetto dei diritti dell’uomo.
La Fondazione, che per molti versi assomiglia a quella
gestita da Bill e Melissa Gates, finanzia campagne umanitarie, fornisce cure
contro l'Aids a oltre dieci milioni di persone e asserisce d’essere riuscita a
fare scendere del 90% il costo dei farmaci anti-malarici.
Donazioni in linea con l’accordo tra Hillary e Obama
venivano da Kuwait, Qatar, Oman e inoltre Australia, Norvegia e Repubblica
dominicana. La Clinton, una volta lasciato l'incarico, a inizio 2013, è formalmente
rientrata nella Fondazione. Ora, però, Bill ha già fatto sapere che, se Hillary
sarà presidente, la Fondazione non accetterà più denaro dall'estero né da
compagnie private e che lui stesso ne lascerà il Consiglio d’Amministrazione.
Ma Trump ne chiede la chiusura e, dimentico dei
propositi di moderazione, espressi contro voglia, ci va giù pesante, tacciando
la rivale di cupidigia e corruzione: "I Clinton - dice - hanno trascorso
decenni a riempirsi le tasche, occupandosi dei loro donatori anziché dei
cittadini americani ... La loro Fondazione è l'ente più corrotto nella storia
della politica: va chiusa immediatamente".
Lo showman intima la restituzione di "tutte le donazioni" da Paesi responsabili di "discriminazioni ai danni delle donne, dei gay e di altre" categorie svantaggiate: palese richiamo all'Arabia Saudita, molto generosa con l’ente dei Clinton.
Lo showman intima la restituzione di "tutte le donazioni" da Paesi responsabili di "discriminazioni ai danni delle donne, dei gay e di altre" categorie svantaggiate: palese richiamo all'Arabia Saudita, molto generosa con l’ente dei Clinton.
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