Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 20/08/2016
Due giorni dopo il
rimpasto del proprio team deciso da Donald Trump, il presidente della campagna
del magnate, Paul Manafort, uscito ‘ridimensionato’ dall’operazione, ha
rassegnato le dimissioni, che sono state accettate. Manafort , nel ciclone
delle polemiche per i legami con il partito filo-russo in Ucraina, paga
soprattutto l’andamento negativo delle ultime settimane: dopo le convention,
Trump nei sondaggi ha ceduto molti punti alla sua rivale Hillary Clinton.
"Questa
mattina Paul Manafort ha rassegnato le sua dimissioni dalla campagna e io le ho
accettate", recita una nota di Trump diffusa ieri. "Gli sono molto
riconoscente per il grande lavoro che ha fatto per portarci dove siamo oggi e
soprattutto per averci guidati durante il processo delle primarie e della
convention – aggiunge Trump -. Paul è un vero professionista, gli auguro un
grande successo".
Parlando alla Fox,
Eric Trump, figlio minore del candidato repubblicano, ha spiegato: "Credo
che mio padre non volesse essere distratto dalle questioni con cui Paul è alle
prese". Di Manafort, si dice che abbia gestito e ricevuto parecchi milioni
per consulenze al partito dell’ex presidente ucraino filo-russo Yanucovich e
che potrebbe aver violato la legge federale che impone ai lobbisti di segnalare
al Dipartimento di Giustizia se rappresentano entità straniere.
Anche Eric è stato
prodigo di elogi per il presidente uscente della campagna Trump: “Paul era
incredibile: ci ha aiutati nelle primarie e alla convention ha fatto un grande
lavoro coi delegati”. Nelle parole del magnate e del figlio, c’è quasi un’eco
di timore che Manafort possa ora rivalersi svelando altarini o retroscena della
campagna repubblicana. Corey Lewandowski, il manager che Manafort aveva
sostituito all’inizio dell’anno, è diventato commentatore televisivo per la
Cnn.
Eric Trump ha però
dichiarato pure fiducia nella nuova squadra: “Sono assolutamente fantastici e
sono sicuro che ci porteranno diritti all'8 novembre, garantendoci alla fine la
vittoria".
La scelta come
capo dell’apparato di Stephen Bannon. presidente esecutivo della Breibart News,
media amico, e la promozione di Kellyanne Conway da sondaggista a manager
dovrebbe coincidere con una riscossa della campagna, che avrebbe già pareggiato
i conti con quella della Clinton almeno per quanto riguarda gli attacchi degli
hacker. Secondo fonti di stampa, infatti, ci sarebbero state incursioni, di cui
s’ignorano gli autori, negli apparati informatici del candidato e del partito
repubblicani.
Gli episodi, la
cui portata non è nota e che risalirebbero a tempo fa, alcune addirittura al
2015, evocano le infiltrazioni di pirati nei computer del comitato nazionale
democratico, per la raccolta fondi elettorale e della campagna di Hillary,
attribuiti a non meglio precisati hacker russi e sfociati nella pubblicazione
da parte di Wikileaks di decine di migliaia di mail, da cui risulta l’impegno dell’establishment
democratico a favore di Hillary e contro Bernie Sanders durante le primarie.
Donald Trump è
ieri andato a Baton Rouge, in Louisiana, per visitare gli alluvionati di quello
Stato, dove ci sono stati 13 morti e dove almeno 40mila abitazioni sono state
distrutte o danneggiate. Trump, che era con il suo vice Mike Pence, è stato
polemico con il presidente Obama, che è restato in vacanza sull’isola di Martha
Vineyard e che si recherà in Louisiana solo la prossima settimana: “Io sono
qui, mentre lui gioca a golf”, ha detto, davanti alle devastazioni provocate
dall’uragano più violento che abbia colpito la Louisiana dopo Katrina che nel
2005 s’abbatté su New Orleans. (fonti vv - gp)
sabato 20 agosto 2016
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