Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/04/2016
La lezione non l’impariamo mai: appena si profila
l’occasione di fare affari, non importa con chi, ci precipitiamo a cercare di
profittare dell’opportunità, senza stare troppo a preoccuparci dei trascorsi
dell’interlocutore sul rispetto dei valori e dei diritti dell’uomo. Anzi,
scatta la corsa a essere i primi a bussare alla porta a sciorinare la propria
merce: un discorso che vale per i nemici che diventano amici, come i Paesi
dell’ex Impero sovietico, e per gli amici terribilmente imbarazzanti di sempre,
come la Turchia e l’Arabia saudita; per l’Egitto del nuovo satrapo, il generale
al Sisi, e adesso per l’Iran, tornato nel salotto buono della diplomazia
internazionale dopo l’accordo sul nucleare raggiunto con i ‘5 + 1’, i membri
permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania.
Giocando alle tre scimmiette, occhi bendati, orecchie
chiuse, bocca tappata, va tutto bene, finché non ci s’imbatte in un caso Regeni
e si resta lì, impossibilitati ad andare decentemente avanti, ma imbarazzati e
quasi incapaci di fare marcia indietro. In questo senso, gli americani sono più
cauti, anche per la dialettica tra Amministrazione democratica e opposizione
repubblicana: quasi a rischio di rimangiarsi la parola, ci vanno con i piedi di
piombo a levare le sanzioni a Teheran ed a togliere l’embargo a Cuba.
In Iran, c’è una processione di europei: all’inizio
della settimana, il premier Renzi, menando vanto d’essere il primo leader
occidentale a visitare il Paese dopo l’intesa d’autunno; adesso, il ‘ministro
degli Esteri’ dell’Ue Federica Mogherini, alla testa di una ‘maxi-delegazione’
di ben sette commissari europei. In agenda, colloqui e affari a 360 gradi. E i
diritti dell’uomo? La Mogherini non li dimentica, ma porta avanti – spiega - un
approccio “a doppio binario”: da una parte, “siamo fermi sui principi, abbiamo
gli standard probabilmente più alti al Mondo e non faremo compromessi su
questo”; dall’altra, “siamo impegnati al dialogo”.
Vuol dire che noi rispettiamo i diritti dell’uomo e la
libertà di espressione, ma, mentre cerchiamo d’indurre l’Iran a fare altrettanto,
portiamo tranquillamente avanti i nostri affari. E pazienza se, intanto, la
teocrazia perseguita intellettuali e giornalisti, è intollerante con donne e omosessuali
e manda a morte, ogni anno, più gente di ogni altro Paese al Mondo dopo la
Cina, battendosela ‘testa a testa’ – è proprio il caso di dirlo – con l’Arabia
saudita.
L’approccio “a doppio binario” lo applichiamo ovunque
ci viene comodo, alla Turchia e all’Egitto, al Kazakhstan e all’Azerbaigian.
Quando, invece, del Paese non abbiamo bisogno, viaggiamo adamantini su un unico
binario: ad esempio, con la Bielorussia e con la Corea del Nord.
L’Iran al gioco ci sta benissimo: incontrando la
stampa con la Mogherini, il ministro degli Esteri Zarif dice papale papale che
l’obiettivo principale dell’intesa sul nucleare era di garantirsi l’accesso ai
sistema finanziario globale e che ora Teheran e Bruxelles “devono esercitare
pressioni sugli Usa perché elimino gli ostacoli nel settore finanziario e
facilitino la cooperazione tra le banche non americane e quelle iraniane”. La
Casa Bianca ha però ribadito che l’accesso al sistema finanziario globale non
faceva parte dell’accordo nucleare.
Invece di essere sulla difensiva sui diritti
dell’uomo, l’Iran è all'offensiva su quello finanziario: ritiene di non avere
ancora beneficiato appieno dell'abolizione delle sanzioni internazionali,
scattata con l’entrata in vigore dell’accordo nucleare a metà gennaio e
sostiene che comunità internazionale non rispetta gli impegni presi e continua
a porre "ostacoli" alla sua crescita economica. Nonostante, negli
ultimi mesi, siano giunte a Teheran delegazioni di diversi Paesi europei, la
Guida Suprema, Ali Khamenei, ha recentemente detto che le loro visite non hanno
prodotto risultati "tangibili".
E ieri Zarif ha messo pressione sui partner europei,
che vorrebbero aprire una missione permanente e Teheran e contare sull’Iran
anche per risolvere la crisi siriana: “Abbiamo bisogno di vedere risultati al
più presto. Altrimenti, la gente comincerà a chiedersi se l’intesa sul nucleare
è stata davvero positiva”. Altro che ‘doppio binario’: l’Iran viaggia su una
monorotaia, affari e il resto, forse, si vedrà.
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