Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 18/04/2016
A 48 re dal voto nello Stato di New York, la campagna
delle primarie è più accesa che mai: i rivali litigano sui fondi - in campo
democratico, Hillary Clinton e Bernie Sanders – e sui delegati – in campo
repubblicano, Donald Trump e Ted Cruz -. Le scene delle contese sono lontane
dalla Grande Mela: la California, con le ‘cene dei vip’ pro Hillary; e il
Colorado e il Wyoming che attribuiscono a Cruz i delegati repubblicani sena
voto. Ma le polemiche hanno un riflesso sulle scelte degli elettori domani a
New York, dve, nei sondaggi, l’ex first lady e il magnate dell’immobiliare
restano favoriti.
Di ritorno dal Vaticano, dove venerdì è intervenuto a
un seminario, e dove sabato mattina ha avuto un breve incontro con Papa
Francesco, Sanders ha pure voluto precisare che il viaggio a Roma non è stato
un tentativo di compiacere l'elettorato cattolico e di trovare una sponda alle
sue posizioni contro l’iniquità sociale, ma un atto di ammirazione per il
pontefice.
A
cena da George - Dal Vaticano alla California: a San
Francisco e soprattutto a Los Angeles si sono svolti 'super eventi vip' a
sostegno di Hillary Clinton, con la Hollywood che conta a sostegno dell’ex
first lady e con George e Amal Clooney padroni di casa di una raccolta di fondi
il cui 'contributo' era di 33.400 dollari a persona.
Per tutta risposta, Sanders ha diffuso un spot in cui
dice che la donazione media alla sua campagna è di 27 dollari e ribadisce il messaggio
contro i "milionari in politica". Il 'popolo di Bernie' ha pure
organizzato proteste in California e un 'contro-evento' vicino alla casa dei
Clooney: manifestanti hanno lanciato banconote da un dollaro contro il corteo
di auto della ex segretario di Stato. Lo stesso attore, in un’intervista
televisiva, ha definito “oscene” certe cifre – la partecipazione alla cena di
sabato sarebbe ‘lievitata’ in alcuni casi fino a 353 mila dollari a coppia -.
A confronto, sono le due anime del partito
democratico, che coabitano a Manhattan: per Sanders, l'Upper West Side; per
Hillary, l'Upper East Side. Secondo uno studio della start-up Crowdpac, citato
dal Financial Times, l’area tra la 91° Street e la Columbia University, a Ovest
di Central Park, è una delle cinque maggiormente 'pro-Bernie' dell’Unione; mentre
il secondo quartiere d'America più pro-Hillary' è di fronte, dall'altra parte
del Parco, nella Upper East Side. La toponomastica socio-culturale è molto
chiara: intellettuale e liberal l’Upper West, dove ci sono Lincoln Center e
Columbia; democratica, ma 'miliardari', l’Upper East, dove aveva il suo
indirizzo newyorchese Jacqueline Kennedy Onassis e che oggi è il quartiere di
Michael Bloomberg.
I
delegati contestati – Le convention repubblicane di Colorado e
Wyoming assegnano il pacchetto dei loro delegati – rispettivamente 34 e 14 - a
Ted Cruz e scatta l’ira di Donald Trump. Il senatore del Texas accorcia le distanze
dallo showman, che aveva già gridato alla “truffa” per come vengono assegnati i
delegati.
Trump se la prende con il Partito repubblicano. Il presidente Reince
Priebus risponde invitandolo a “farla finita” perché le regole sono chiare e i
candidati le conoscono da oltre un anno. La polemica rilancia la crociata anti-politica
del battistrada repubblicano, che resta comunque saldamente in testa.
Per Cruz, un’altra buona notizia è arrivata dal New
Jersey, dove un giudice lo dichiara candidabile alle primarie del 7 giugno,
confermando giudizi analoghi già espressi in altri Stati e bocciando la tesi
per cui, essendo nato in Canada da padre cubano e da madre statunitense, che
gli trasferì la cittadinanza alla nascita, non potrebbe diventare presidente
degli Stati Uniti.
Trump, invece, non esita a mettersi contro il corpo
stampa della Casa Bianca, decidendo di boicottare la cena dei corrispondenti in
programma il 30 aprile: “Ho deciso di non andare. Ci andrei se fossero onesti”. (fonti vv - gp)
Nessun commento:
Posta un commento