Per ora, l’Italia manda in Libia 860 tonnellate di aiuti
alimentari d’urgenza e kit medici generici capaci di consentire la cura di 30mila
pazienti – leggasi, soprattutto, feriti -. Lo concorda il ministro degli Esteri
Gentiloni, parlando al telefono con il premier libico designato al Sarraj, che
– chiarisce puntigliosamente una nota della Farnesina – gli risponde “dal
proprio ufficio”, a Tripoli: non è dunque chiuso in una base militare; cioè,
sì, ma ha lì un ufficio.
Al Sarraj riferisce a Gentiloni che nella capitale non vi
sono scontri, anche se “il quadro resta caratterizzato da tensioni”.
L’aeroporto, dove ieri il premier non è potuto scendere, resta chiuso – lui è
arrivato via mare -. Suoi oppositori hanno incendiato un tendone, prima d’essere
dispersi dalle milizie, che, comunque, non lo appoggiano. L’impegno di al
Sarraj di lavorare per l’unità del Paese sembra avere sortito finora un
risultato non positivo, cioè una sorta di coalizione tra il governo di Tobruk,
riconosciuto dalla comunità internazionale, e quello di Tripoli,
autoproclamato, contro il governo di unità nazionale a patrocinio Onu, che
nessun parlamento libico ha finora avallato.
L’eco delle tensioni libiche giunge evidentemente smorzata
negli Stati Uniti, dove Obama riunisce un Vertice anti-terrorismo, cui il
premier Renzi si presenta dopo alcuni siparietti dal Nevada all’Illinois al
Massachusetts che non trasudano drammaticità; anzi. A Boston, s’esibisce in una
reverenza preventiva a Hillary Clinton, che lo ha già gratificato di una
citazione in campagna elettorale: parlando “da segretario del Pd”, la definisce
“la persona più capace in grado di seguire strategie per il futuro”, fra i
candidati di Usa 2016. E aggiunge: “Mi sento più sicuro se alla Casa Bianca ci
sarà una donna che possa condurre il mondo libero nella direzione attuale”,
cioè in linea di continuità con Obama, tanto per non mancare di rispetto al
presidente in carica che s’appresta a incontrare.
E con cui proprio di Libia dovrà parlare: gli Usa leggono la
situazione soprattutto in chiave anti – terrorismo, per evitare il
consolidamento sul territorio delle milizie jihadiste. E vogliono magari vedere
il bluff italiano, dopo gli annunci all’Onu e in tutte le sedi di essere pronti
a guidare una missione internazionale. Anche se ora, sulla soglia dello Studio
Ovale, Renzi ripete che la risposta agli
attentati non sono i raid.
In attesa di ordini, i militari fanno i loro preparativi; e
mettono le mani avanti. Lo riferisce, con molti dettagli, l’AdnKronos, citando
“fonti qualificate”: in un contesto “tutt’altro che tranquillo” e “ancora molto
confuso”, gli scontri in atto in territorio libico in queste ore fanno pensare
che “i tempi non siano ancora maturi” per un intervento militare, pur
nell’ambito d’una coalizione internazionale.
In ogni caso, la missione, se ci sarà, non coinvolgerà
truppe sul terreno, almeno inizialmente. Più probabile, a breve, l’impiego di
velivoli italiani in missioni multinazionali per contrastare l’espansione del
sedicente Stato islamico nel Nord Africa e consolidare – con le bombe? - le
istituzioni libiche.
Il comando aereo potrebbe avere stanza a Trapani, senza escludere
l’installazione d’una base in territorio libico. Le missioni aeree italiane saranno
assicurate da caccia Tornado e Amx, già schierati in Sicilia con comiti di
sorveglianza dell’area. La ricognizione dall’alto potrebbe essere pure garantita
dai droni, gli aerei senza pilota Predator.
L’appoggio navale potrà venire dalle unità già impegnate da
mesi in operazioni nel Canale di Sicilia, Non si esclude l’impiego della
Cavour, l’ammiraglia della flotta italiana, anche se l’utilità tattica appare
relativa.
Solo se un governo libico riconosciuto dovesse poi chiedere
un intervento internazionale, si potrebbe ipotizzare l’invio di un contingente
di terra. Ma è un eventualità che non piace a nessuno.
Si progetta un comando terrestre a livello di divisione, con
una task force di forze speciali e uomini del genio e delle trasmissioni, per
un totale di circa 4/5mila militari – torna la cifra di 5mila uomini, più volte
fatta a livello governativo e poi smentita-. Sul terreno dovrebbero operare un
comando mobile di proiezione all’estero e paracadutisti della Folgore, marò del
San Marco, gli incursori del Consubin e il reggimento d’assalto Col Moschin. Il
meglio che abbiamo, per fare la guerra.
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