Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net e, inoltre, in diversa versione, il blog de Il Fatto il 20/04/2016
Donald Trump stravince, Hillary Clinton vince bene: le
primarie nello Stato di New York premiano i favoriti della vigilia; la Grande
Mela sceglie i suoi figli più schietti fra i candidati alla nomination, anche
se Bernie Sanders, protagonista di una campagna a tratti entusiasmante, non ne
esce troppo male e resta in corsa.
Fra i repubblicani, Trump arriva al 60% dei suffragi,
davanti al governatore dell’Ohio John Kasich al 25% e al senatore del Texas Ted
Cruz, che qui non ha mai ingranato, al 15%. Come delegati, Trump incassa quasi
la totalità di quelli in palio, una novantina su 5: s’avvicina a quota 850, ma
gli sarà difficile arrivare ai 1.237 necessari, perché i delegati ancora in
palio sono poco più di 700. Lo conforta, però, l’ennesimo sondaggio che indica
come sette elettori repubblicani su 10 ritengano che la nomination debba andare
a chi ha raccolto più voti nelle primarie, senza giochetti di partito in una
eventuale ‘convention aperta’.
Fra i democratici, l’ex first lady è al 58%, Sanders
al 42%: i pronostici, questa volta, sono stati rispettati. Tradotto in
delegati, il risultato appare meno netto, ma i calcoli sono ancora in corso:
circa 150 a circa 100. Hillary rimpingua il suo bottino e s’avvicina a quota
2000, ma gliene servono ancora oltre 400 per arrivare ai 2.394 che garantiscono
la nomination.
La battistrada interrompe il filotto di vittorie del
rivale – otto in serie, che, però, messe insieme, valgono a stento, in termini
di voti e di delegati, il solo Stato di New York – e guarda con ottimismo alle
prossime tappe, che le sono sulla carta favorevoli: martedì prossimo già si
vota in Pennsylvania, Connecticut, Rhode Island, Delaware e Maryland, tutti
Stati della Costa Est, dove Hillary dovrebbe andare bene e avvicinarsi
ulteriormente alla soglia della nomination.
Che la notte di New York fosse grama per Sanders, l’aveva
lasciato intuire la decisione del senatore di non attendere i risultati e di
raggiungere la Pennsylvania, per iniziarvi la campagna: di lì, s’è congratulato
con Hillary per il suo successo, senza manifestare propositi di abbandono;
anzi, “ho ancora delle possibilità”, ha detto.
La fiammata d’entusiasmo dei suoi sostenitori a
Brooklyn, dov’è nato, quando il distacco appariva contenuto negli spogli
iniziali, lasciando ancora sperare nello ‘sgambetto’, s’è rapidamente spenta,
mentre s’accendeva quello dei fan di Hillary, che si sono radunati vicino a
Times Square, la piazza delle feste di Manhattan.
Invece, la gioia davanti alla Trump Tower non è mai
stata scalfita da incertezze. “Grazie New York, è stata una notte incredibile …
Insieme, faremo l’America di nuovo grande”, è stato il messaggio del magnate
dell’immobiliare ai suoi sostenitori; e poi gli altri suoi slogan su economia,
Obamacare, immigrazione. Erano almeno 40 anni che le primarie repubblicane a
New York non pesavano così tanto: questo è uno Stato che l’8 novembre voterà
quasi certamente democratico.
Hillary replica a Trump a distanza: “Gente come Trump
e Cruz spinge verso un’America divisa e francamente pericolosa. Invece di
costruire muri, noi abbatteremo le barriere. Nessuno in America deve vivere con
lo spettro della discriminazione e della deportazione. Bisogna aiutare le
persone e aiutarci l’un l’altro, gay, musulmani, uomini e donne”. E l’ex first
lady ha una nota sentimenatle: “Non c’è nessun posto come casa propria. Grazie,
New York”.
Gli elettori dello Stato sono andati alle urne pensando
soprattutto all’economia. Per la Clinton, hanno votato Woody Allen e molti
altri intellettuali ‘liberal’, oltre che neri e ispanici.
Per Sanders, protagonista di bagni di folla memorabili a Manhattan e a Brooklyn, soprattutto
i giovani, le donne, la classe media. L’effetto Vaticano, invece, non c’è stato,
o almeno non è stato evidente: l’incontro con Papa Francesco, sabato mattina,
non è stato una svolta.
Non tutto è filato liscio ai seggi: ci sono state centinaia di denunce d’irregolarità e lamentele, mai così tante negli ultimi anni. Segno, anche, dell’interesse e della partecipazione con cui il voto è stato vissuto. (fonti vv - gp)
Non tutto è filato liscio ai seggi: ci sono state centinaia di denunce d’irregolarità e lamentele, mai così tante negli ultimi anni. Segno, anche, dell’interesse e della partecipazione con cui il voto è stato vissuto. (fonti vv - gp)
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