I due rivali superstiti
di Donald Trump per la nomination repubblicana, Ted Cruz e John Kasich,
decidono di coordinare le strategie elettorali per cercare di contrastare il magnate
dell’immobiliare, largamente avanti nella corsa. In particolare, scrive la Bbc
online, Cruz rinuncia a fare campagna nell’Oregon e nel New Mexico, mentre Kasich
gli lascia campo libero in Indiana: scelte un po’ strane, perché l’Indiana è
vicino all’Ohio dove Kasich è governatore e il New Mexico è confinante con il
Texas, di cui Cruz è senatore.
La notizia
arriva mentre si apprestano ad andare al voto cinque Stati della Costa Est, da
Nord a Sud Connecticut, Rhode Island, Pennsylvania, Delaware e Maryland, sulla
carta favorevoli a Trump, fra i repubblicani, e a Hillary Clinton – almeno la
Pennsylvania, il più popoloso –, fra i democratici.
L'iniziativa di
Cruz e Kasich non preoccupa Trump, che giudica i suoi rivali "assolutamente
disperati" e "matematicamente morti". La prima cosa è probabilmente
vera; la seconda no, perché, se il senatore e il governatore non sperano più di
raggiungere la soglia di 1.237 delegati necessaria per garantirsi la nomination,
neppure lo showman è certo di arrivarci. E allora i giochi potrebbero
riaprirsi, alla convention di Cleveland a luglio.
I soldi dei Koch in bilico - La campagna continua a riservare
sorprese e a testimoniare la diffidenza dei conservatori più tradizionali per
una candidatura Trump: Charles Koch, miliardario da sempre sostenitore insieme
al fratello David del partito repubblicano, ha lasciato intendere, in una
intervista alla Abc, di essere aperto all'ipotesi di appoggiare Hillary
Clinton, che come presidente potrebbe essere meglio dei repubblicani in lizza.
In particolare,
Charles Koch ha definito "terrificante" il piano di Trump per bandire
i musulmani dagli Usa, che "ricorda la Germania nazista"; ed è pure
“spaventosa”, a suo avviso, la proposta di Cruz di bombardare a tappeto i territori
controllati dal sedicente Stato islamico.
Contrariamente a
quanto avvenuto altre volte, i fratelli Koch, che valgono 90 miliardi di dollari,
grazie all'impero costruito su società legate all'industria del petrolio, non
hanno finora contribuito con un dollaro quest’anno al partito repubblicano o ai
suoi candidati.
Hillary ha
tuttavia fatto sapere su Twitter di non essere interessata al sostegno di
persone che negano il cambiamento climatico e tentano di rendere più difficile
il voto alla gente: i Koch non sono citati in modo diretto, ma appare evidente
l'allusione alla loro opposizione alle politiche anti cambiamento climatico e
al loro appoggio all'adozione di regole più severe sui documenti elettorali.
Le voci sui vice: Fiorina per Cruz,
Patrick (e molti altri) per Hillary
– Continua la ridda di voci sulla scelta dei vice: Ted Cruz ha fatto la sua
lista e in cima ci sarebbe Carly Fiorina, ex ad della Hp, fino a qualche
settimana or sono l’unica donna in corsa per la nomination repubblicana. La
notizia viene dalla campagna del senatore e suona soprattutto conferma che Cruz
non intende farsi da parte e vuole arrivare alla convention.
Ad Hillary
Clinton, che sta facendo la sua lista, viene invece attribuito ogni giorno un
vice diverso: adesso, il NYT parla dell'ex governatore del Massachusetts, Deval
Patrick, afroamericano, 59 anni, avvocato nel campo dei diritti civili. Patrick
succedette nel 2007 a Mitt Romney e rimase in carica per due mandati fino al
2015: è stato il primo e finora unico governatore nero del Massachusetts.
Sempre secondo
il NYT, nella rosa dei nomi di Hillary ci sono anche Tim Kaine, Sherrod Brown e
Corey Booker, rispettivamente senatori di Virginia, Ohio e New Jersey, oltre ai
ministri del Lavoro Thomas Perez e dell'edilizia residenziale Julian Castro,
entrambi ispanici. Il giornale non cita invece Elisabeth Warren, senatrice del
Massachusetts, data per favorita da altri media. (ANSA – gp)
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