Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net lo 06/04/2016 e proposto, in versione diversa, sul Fatto Quotidiano dello 07/04/2016
I delegati in palio sono relativamente pochi e le
posizioni non cambiano. Ma il voto nel Wisconsin può segnare una svolta nella
campagna, specie fra i repubblicani, dove vince Ted Cruz, con il 49% dei
suffragi, davanti a Donald Trump con il 34% e John Kasich con il 14%. Fra i
democratici, vince Bernie Sanders, con il 56% dei consensi, battendo Hillary
Clinton con il 44%.
Gli 86 delegati democratici e i 42 repubblicani
vengono ripartiti proporzionalmente: la Clinton e Trump restano nettamente in
testa alle rispettive corse. L’affluenza è molto alta per le primarie, intorno
al 40%: c’è chi la definisce record.
I successi di Cruz e di Sanders erano largamente
anticipati dai sondaggi. Il senatore del Vermont è alla sesta vittoria
consecutiva e conferma che dove l’elettorato è prevalentemente bianco e ci sono
relativamente pochi neri e ispanici lui la spunta sull’ex first lady, più forte
invece dove c’è diversità. Sanders ha inoltre nei Grandi Laghi – ha vinto pure
in Illinois e Michigan – e nel New England quasi dei feudi, come il Sud lo è
per la Clinton.
Per la credibilità e la solidità delle chances
presidenziali di Hillary, saranno decisivi i martedì 19 – New York – e 26 – la
Costa Est -. Sanders sente crescere il suo momento e lancia dal Wisconsin messaggi
d’ottimismo, mentre l’ex first lady resta a fare campagna nella Grande Mela e
non commenta.
Fra i repubblicani, invece, Trump conferma di stare
attraversando un momento difficile, che potrebbe pure essere – lo afferma Cruz,
a vittoria acquisita – un momento di svolta della campagna: ha inanellato,
negli ultimi giorni, una serie di gaffes, specie sull'aborto e sul nucleare,
che, contrariamente a quanto accadeva in passato, non gli hanno più fatto
guadagnare popolarità, ma gli sono anzi costate consensi, con cali nei sondaggi
e qualche vuoto ai suoi comizi, dove spesso faceva il ‘tutto esaurito’. Neppure
la discesa in campo della moglie Melania gli ha restituito simpatie nell'elettorato
femminile, alienate dal linguaggio sessista e dalle battute sull'aborto poi
corrette (“Bisognerebbe punire chi lo pratica”).
A questo punto, per i repubblicani la prospettiva di
arrivare alla convention a giochi aperti è più che mai reale: può cioè
succedere che nessuno degli aspiranti alla nomination ottenga, con le primarie,
il numero di delegati necessario ad assicurarsela, con Trump avanti, ma Cruz
non molto sotto e Marco Rubio, che è fuori, ma non cede, per ora, i suoi
delegati, e Kasich, deludente in Wisconsin, con pacchetti sufficienti a tenere
l’esito della corsa in bilico.
A quel punto, molti scenari sono possibili, perché né Trump né Cruz, ultra-conservatore, evangelico, Tea Party, hanno il profilo dell’unificatore del partito. E potrebbe scattare l’ora dell’asso nella manica: occhi puntati, negli ultimi giorni, sullo speaker della Camera Paul Ryan, più che sul candidato battuto nel 2012 Mitt Romney. (fonti vv – gp)
A quel punto, molti scenari sono possibili, perché né Trump né Cruz, ultra-conservatore, evangelico, Tea Party, hanno il profilo dell’unificatore del partito. E potrebbe scattare l’ora dell’asso nella manica: occhi puntati, negli ultimi giorni, sullo speaker della Camera Paul Ryan, più che sul candidato battuto nel 2012 Mitt Romney. (fonti vv – gp)
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