Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 12/04/2016
Fra i conservatori moderati, sta diventando un
ritornello: “Scordatevi Trump. Tocca a Ryan”. E’ più una speranza che una
previsione. L’ipotesi della nomination allo speaker della Camera Paul Ryan è infatti
subordinata alla condizione di arrivare a Cleveland a luglio con una ‘convention
aperta’, cioè senza che nessun aspirante abbia raggiunto la maggioranza
assoluta dei delegati repubblicani, cioè 1237 su 2473. Donald Trump è
nettamente avanti ai suoi rivali, ma gli sarà molto difficile toccare quella
quota, anche se dovesse vincere, com’è probabile, a New York il 19 aprile.
In caso di ‘convention aperta’, o, come dicono gli
americani, ‘brokered convention’, Ryan, deputato del Wisconsin e nel 2012 candidato
vice in ticket con Mitt Romney, è l’uomo su cui punterebbe l'establishment del
partito, che aborre Trump e non vede bene il senatore del Texas Ted Cruz –
entrambi considerati perdenti l’8 novembre contro Hillary Clinton –. Quanto al
candidato moderato rimasto in corsa, il governatore dell’Ohio John Kasich, o al
senatore della Florida Marco Rubio, che s’è ritirato, ma conserva i suoi
delegati, l’establishment si rende conto della loro scarsa presa sull'elettorato.
Ryan, di cui molti attendevano la candidatura alla
nomination l’estate scorsa, nega tutto, ma si tiene ai margini della campagna:
neppure nel Wisconsin, il suo Stato, dove s’è votato all'inizio di aprile, s’è
pronunciato per l’uno o per l’altro candidato. Resta, quindi, in pole position
se ci sarà d’assumere un’investitura di compromesso nel nome dell’unità del
partito. Con lui ci sarebbero pure grandi finanziatori del partito
repubblicano, specie i fratelli Koch.
Un sondaggio pubblicato lunedì da WSJ/Nbc/Marist fa,
però, suonare un campanello d’allarme per chi pensi di manipolare una ‘convention
aperta’: per due elettori repubblicani su tre, la nomination dovrebbe comunque
andare a Trump, se ci arriverà con più delegati dei rivali; e una maggioranza è
contraria a designare candidato qualcuno che non abbia partecipato alle
primarie. Due sentenze che suonano pollice verso per Ryan e i suoi sostenitori.
I sondaggi, però, sono equanimi e fanno suonare un
campanello d’allarme anche per Trump, perché, dice un rilevamento GfK per conto
della Ap, gli americani si fidano di Hillary Clinton ben più che di lui. Solo
sull’economia il magnate dell’immobiliare gode di un credito quasi pari a
quello dell’ex first lady.
Sono più chiari, invece, i giochi fra i democratici,
dove il vantaggio di Hillary su Bernie Sanders, almeno in termini di delegati,
appare difficile da colmare, tanto più che i prossimi appuntamenti delle
primarie, a New York e sulla Costa Est, sono, sulla carta, favorevoli alla
battistrada. (fonti vv - gp)
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