Scritto per Il Fatto Quotidiano del 29/05/2016
Un’organizzazione malavitosa su scala internazionale:
a costituirla non erano ‘signori della droga’ o boss mafiosi, ma capi di Stato abusivi
e generali a tutte stelle. L’Operazione Condor, nome da film, per quella che
poteva apparire una realtà romanzesca, è stata finalmente sanzionata con una
raffica di condanne da un tribunale argentino per la prima volta.
Il generale Reynaldo Bignone, capo della Giunta
militare nel 1982-‘83, l’ultimo dittatore argentino, e 14 altri alti ufficiali sono
stati condannati a pene detentive: 25 anni a tra generali, fra cui uruguayano Manuel
Cordero Piacentini, per delitti contro i diritti umani e l'uccisione di
oppositori. A Bignone, che sta già scontando condanne, fra l’altro per avere
sottratto figli a prigionieri politici, s’è visto infliggere 20 anni: il
dittatore, 88 anni, finirà in prigione i suoi giorni.
Un processo definito "storico" dai media
argentini: per la prima volta un tribunale s’è pronunciato su crimini commessi
nell'ambito della "associazione illecita transnazionale" costituita
per condurre l’Operazione Condor: tra gli Anni 70 e 80, i regimi militari
sudamericani coalizzati l’organizzarono per eliminare gli oppositori nei Paesi
del Cono Sud dell'America Latina, Argentina, Cile, Paraguay, Uruguay, ma anche
in Brasile e Bolivia. Storie di rapimenti, torture, sparizioni di militanti e
attivisti – oltre un centinaio - che avevano cercato rifugio in Paesi vicini e
pure negli Stati Uniti o in Europa.
I ‘soci’ di Condor hanno nome sinistri: i generali
Videla e Bignone in Argentina, Augusto Pinochet in Cile, il generale Alfredo
Stroessner in Paraguay, il generale Ugo Banzer in Bolivia, dittatori talora
rimasti al potere decenni. Dopo la guerra delle Falkland, un vento di
democrazia spazzò progressivamente via le tirannie latino-americane e, con
esse, l’Operazione.
Dagli archivi della storia, nelle carte del processo, escono
storie di orrore, come la scena dell’officina Automotores Orletti di Buenos
Aires, dove il generale Cordero torturò prigionieri che erano stati catturati
grazie alla collaborazione tra i servizi segreti argentini e uruguaiani.
Le indagini sull’Operazione Condor vennero lanciate
negli Anni 90, ma, all’inzio, in Argentina, un’amnistia, poi revocata, teneva
al sicuro molti responsabili. Fra gli elementi che confermano l’esistenza della
cospirazione, un cablo dell’Fbi spedito nel 1976, che descrive in dettaglio
come funzionava l’organizzazione, avviata nel 1975 per iniziativa del cileno
Pinochet. Emissari di Condor uccisero a Washington l’ex ambasciatore cileno
Orlando Letelier e il suo assistente Ronni Moffit e colpirono anche oppositori
esiliati in Europa, come a Roma Bernardo Leighton, gravemente ferito in un
agguato a Roma nel 1976 materialmente condotto dall’estrema destra.
Inizialmente, gli obiettivi della repressione transnazionale organizzata dai servizi segreti erano movimenti d’opposizione militante, come i Montoneros in Argentina. Ma poi finirono sotto tiro oppositori politici d’ogni sorta, studenti, professori, giornalisti, intellettuali, sindacalisti, padri e madri che avevano l’unica colpa di cercare i loro figli scomparsi. Un orrore su cui per decenni Washington e l’Europa chiusero gli occhi.
Inizialmente, gli obiettivi della repressione transnazionale organizzata dai servizi segreti erano movimenti d’opposizione militante, come i Montoneros in Argentina. Ma poi finirono sotto tiro oppositori politici d’ogni sorta, studenti, professori, giornalisti, intellettuali, sindacalisti, padri e madri che avevano l’unica colpa di cercare i loro figli scomparsi. Un orrore su cui per decenni Washington e l’Europa chiusero gli occhi.
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