Mentre l’ostilità alla sua nomination continua a manifestarsi fra i conservatori moderati, in attesa d’un faccia a faccia tra il candidato ‘in pectore’ e lo speaker della Camera Paul Ryan, e mentre Hillary Clinton non perde occasione di punzecchiarlo, in un gioco di punture di spillo reciproche, Donald Trump non riesce a migliorare la propria immagine fra gli elettori ispanici, fortemente deteriorata dai suoi propositi anti-immigrai e dai suoi insulti ai messicani, e deve pure gestire grane con la giustizia.
Galeotto fu il taco – Giovedì scorso, Trump aveva avuto
l’idea, non buona, di celebrare il 'Cinco de Mayo', una ricorrenza che ricorda
il giorno della vittoria del Messico contro le truppe francesi nella battaglia di
Puebla (5 maggio 1862), molto sentita anche negli Stati Uniti: lo showman aveva
così postato sui social media una foto mentre mangia tacos, tipico cibo
messicano, nel suo ufficio alla Trump Tower di New York. Trump, e aveva scritto
"Amo gli ispanici!" – detto da
chi vuole costruire un muro tra il Messico e gli Stati Uniti!, ndr – ;e ne
aveva pure profittato per fare pubblicità ai tacos della sua Tower, i migliori
di New York.
La mossa è valsa
ironie e attacchi sul web e non solo: invece di riavvicinarlo agli ispanici, ha
dato un motivo di polemica in più. Molti ‘latinos’ non hanno gradito, vedendo
nell'associazione tra tacos e ispanici uno stereotipo. "Quel post - ha
replicato Janet Murguia, presidente del National Council of La Raza, principale
organizzazione ispanica per i diritti civili – è offensivo e autocompiacente":
mangiare taco o portare un sombrero “non rappresenta oggi la comunità ispanica”
negli Stati Uniti.
Università: a giudizio dopo il voto – Il candidato Trump non sarà chiamato a
testimoniare; ma potrebbe esserlo il presidente eletto. Infatti, la data
d’avvio del processo a San Diego, in California, sulle attività della Trump
University è stata fissata al 28 novembre: Trump, il cui Ateneo deve rispondere
di truffa, sarà citato come teste. Meglio così, comunque, che durante la
campagna, almeno per il magnate dell’immobiliare.
Tutto nasce da
una class action avviata da alcuni iscritti alla Trump University, la cui missione
statutaria era di preparare agli investimenti immobiliari, con insegnanti e
tutor scelti direttamente dal 're del mattone' newyorchese, a un costo di circa
35.000 dollari a persona.
Molti allievi hanno
però denunciato che tra i docenti e il magnate non c’era alcun legame e che,
inoltre, molti insegnanti non avevano l'esperienza necessaria. Rilievi che, in
parte, la difesa riconosce fondati.
Il caso é
affidato al giudice federale della corte distrettuale di San Diego Gonzalo
Curiel, più volte attaccato da Trump che lo accusa di essere fazioso e di avere
dei pregiudizi contro di lui, perché è stato scelto dal presidente Obama e perché è di origine ispanica.
Una seconda class action contro la Trump University è stata avviata anche a
New York. (fonti vv – gp)
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