Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 31/05/2016 e poi rielaborato e pubblicato da Il Fatto Quotidiano lo 03/06/2016
L'ex governatore del New Mexico Gary Johnson è ufficialmente
il candidato del Partito libertario per le elezioni presidenziali dell’8 Novembre
negli Stati Uniti. Johnson è stato nominato nel corso della convention del
partito a Orlando, in Florida. A fare ticket con lui è Bill Weld, ex
governatore del Massachusetts, candidato vice.
Secondo alcuni sondaggi, il candidato libertario
raccoglierebbe il 10% dei consensi, un risultato eccezionale rispetto al
passato e determinato in gran parte dall'impopolarità di Hillary Clinton e
Donald Trump. Si prevede che il ticket Johnson-Weld spenda in campagna
elettorale un dollaro circa ogni 500 spesi ciascuno dai candidati dei due
maggiori partiti.
In lizza per la nomination, c’erano pure Austin
Petersen, imprenditore e attivista, e John McAfee, esperto di cyber-sicurezza.
A un certo punto, pareva potesse scendere in campo pure Jesse Ventura, ex
lottatore, ex governatore del Minnesota, ex commentatore politico, personaggio
tanto estroso quanto improbabile: di lui, s’è però persa traccia.
Sulle schede elettorali per la presidenza degli Stati
Uniti, nell’Election Day, tradizionalmente non ci sono solo i nomi dei
candidati democratico e repubblicano: ci sono, non in tutti gli Stati,
candidati di altri partiti minori. La presenza del candidato del Partito libertario
è da tempo una costante.
Annunciando a gennaio la candidatura, Johnson, 63
anni, due volte governatore del New Mexico, che si definisce “un liberale
classico”, aveva affermato di volere essere “la voce della ragione” tra
democratici e repubblicani. Dopo la nomination, ha detto: “Sono un conservatore
dal punto di vista del bilancio e sono un liberal dal punto di vista sociale …
La farei finita con gli interventi militari che ci rendono meno sicuri nel Mondo”.
Nel 2012, il nome di Johnson era sulle schede in 48
dei 50 Stati e raccolse 1.275.971 suffragi, poco al di sotto dell’1%, lo 0,99%.
Il Partito libertario non aveva mai fatto meglio come voti ottenuti e solo nel
1980 fece meglio in percentuale (Ed Clark ebbe l’1,1%). Ed era dal 2000 che un
candidato terzo rispetto ai due maggiori non otteneva tanti suffragi: allora,
c’era Ralph Nader e i suoi Verdi, la cui presenza fu letale per il candidato
democratico Al Gore.
La nomination di Johnson era attesa: dal 2012, ha
mantenuto attiva la sua organizzazione ‘Our America Initiative’, che chiede fra
l’altro che nei dibattiti fra i candidati alla presidenza vi sia maggiore
accesso per candidati altri che il democratico e il repubblicano. Attualmente,
per essere presente in quei dibattiti, che si svolgono in genere tra settembre
e ottobre, un candidato deve avere il 15% delle intenzioni di voto nei
sondaggi.
Johnson ha radici repubblicane, che lui non rinnega.
Negli Anni Novanta, ottenne, come repubblicano, due mandati da governatore del
New Mexico, uno Stato tendenzialmente democratico, divenendo “il governatore
Veto”, perché pose il veto su 750 leggi Statali, e battendosi con decenni di
anticipo per la legalizzazione della marijuana (Johnson è stato anche
presidente e amministratore delegato della Cannabis Sativa, che tratta prodotti
derivati dalla marijuana).
Il suo percorso politico è in qualche misura inverso a
quello di Ron Paul, senatore del Texas, che fu candidato libertario nel 1998 e
nel 2008 prima di cercare di ottenere la nomination repubblicana – quest’anno,
ci ha provato il figlio Rand, senatore del Kentucky -. Johnson, nel 2012, aveva
inizialmente tentato di inserirsi nella corsa alla nomination repubblicana,
senza successo.
Nel presentare a gennaio in interviste e in un video la sua candidatura, Johnson aveva polemizzato con Donald Trump, che fa presa sullo stesso elettorato cui lui si richiama, e ridicolizzato l’idea di un altro Clinton o Bush alla Casa Bianca. (fonti vv - gp)
Nel presentare a gennaio in interviste e in un video la sua candidatura, Johnson aveva polemizzato con Donald Trump, che fa presa sullo stesso elettorato cui lui si richiama, e ridicolizzato l’idea di un altro Clinton o Bush alla Casa Bianca. (fonti vv - gp)
Nessun commento:
Posta un commento