Donald Trump non
ci sta e ripete che lui le donne le tratta meglio di chiunque e le capisce
pure. Ma c’era da aspettarselo che il suo controverso rapporto con l’universo
femminile finisce sotto la lente d’ingrandimento. E così il New York Times
dedica un’inchiesta al rapporto di Trump con le donne: non del Trump candidato,
che tratta male le giornaliste sul palco dei dibattiti in diretta televisiva e,
quando lo accusano di machismo, risponde che lui ama le donne - ne ha sposato
tre, tutte bellissime, tutte modelle e tutte più giovani di lui -; ma del Trump
uomo, che ci prova anche in modo insistente, il magnate e lo showman che sa
usare nell’approccio il cocktail insidioso di denaro e simpatia (ma forse è
meglio dire faccia tosta). La replica del magnate è quasi prevedibile e non è proprio una smentita: "Il NYT si occupi pure di Hillary".
In 11 mesi di
campagna elettorale da quando si candidò il 18 giugno 2015, il maschilismo di Trump
è stato un tema di dibattito costante. Lui non ha fatto nulla per metterci la
sordina e l’ha anzi alimentato: dalla lite con la conduttrice della Fox Megyn
Kelly, che “le usciva il sangue dagli occhi” e “aveva le sue cose”, perché gli
faceva domande scomode, alla cronista di un sito minacciata e spintonata (il
che valse l’arresto al manager della campagna Corey Lewandowski, poi
‘degradato’), alla musulmana zittita perché voleva interloquire a un suo
comizio. Fino alla guerra delle mogli, forse il punto più basso del confronto
repubblicano: bella, e un po’ ‘spinta’, quella di Trump; bruttina, e un po’
‘sciroccata’, quella di Cruz.
Il New York
Times non s’è accontentato di stereotipi e battutacce: ha voluto vederci chiaro,
conducendo per sei settimane un’inchiesta minuziosa sul rapporto tra Trump e le
donne e intervistando decine di donne – oltre 50 - che lo hanno incontrato,
frequentato o respinto nell’arco di 40 anni. Alcune sono note, molte non lo
sono, parecchie riferiscono d’avere subito avances non desiderate né provocate,
fino a vere e proprie molestie.
L'indagine del
NYT rischia di essere una tegola sulla campagna del magnate per la Casa Bianca,
pur se il giornale non ne tira lezioni drastiche: dice che l’inchiesta rivela
una condotta “inquietante” nel corso di decenni, che ne emerge “un ritratto
complesso e a tratti contraddittorio”, perché Trump è capace sia di fare
crescere professionalmente le donne che lavorano con lui sia di prenderle in
giro per il loro aspetto fisico. Una contraddizione che emerge anche in
campagna: l’aggressività contro chi l’ostacola e l’affetto che gli portano le
donne della sua vita, le mogli, ex e non, Melania, Marla e Ivana, e la figlia
Ivanka, la sua testimonial femminile più entusiasta.
Dalle
interviste, emerge un maschio Alfa che sa essere ufficiale e gentiluomo, il
patron un po’ lumacone di concorsi di bellezza, il compagno e il datore di
lavoro non sempre irreprensibile, ma che “alcune donne trovano generoso e
incoraggiante” e molte sono pronte a votare.
Nella sintesi del NYT, Trump è “un uomo ricco, conosciuto e
provocatorio, difficile da racchiudere in una categoria”: “Può essere una
persona volgare e un gentiluomo il momento dopo".
Storie di nemesi,
questa inchiesta. Nemesi per il NYT che quasi risponde con un lavoro da manuale
alle accuse del sindacato dei giornalisti di discriminare donne (pagate in
media il 7% in meno) e neri (il 10% in meno), nonostante l’attuale direttore Dean
Baquet sia un nero e il suo predecessore fosse una donna, Jill Abramson. E
pubblica il lavoro senza ‘strillarlo’: apertura su un colonnino della home
page, al massimo un 18 di carattere.
E nemesi per Trump, che pochi giorni or sono, aveva sferrato un attacco vecchia maniera, nei toni e
nei temi, contro Hillary Clinton, rea di essere la moglie ‘complice’ di Bill
Clinton, marito infedele e presidente esposto all’impeachment per avere mentito
al Congresso, oltre che magari in famiglia, sulla sua relazione con la stagista
della Casa Bianca Monica Lewinsky.
Per lo showman, l’attacco ai coniugi
Clinton era la risposta a chi lo accusa di atteggiamenti sessisti e maschilisti.
Bill Clinton – disse a Spokane - è stato "il peggior abusatore di donne
nella storia della politica" e "Hillary lo incoraggiava e trattava
quelle donne in modo orribile … Alcune sono state distrutte non da Bill, ma da
come Hillary le trattò dopo che tutto era finito". E il magnate aggiunse:
“Attenti!, ragazzi: questa è storia: nessuno si è mai comportato con le donne
peggio di Bill Clinton”.
Ma chi di donna ferisce di donna
perisce. Un segnale d’allarme di quanto può rovesciarsi su Trump s’era appena avuto
con il riemergere di gossip su una storia nel 1991 con Carla Bruni poi Sarkozy:
un mostro di Lockness che, di qui all’8 novembre, riemergerà. Sarebbero già
stati prenotati spot tv contro il magnate per 91 milioni di dollari, molti dei
quali centrati sui commenti denigratori da lui fatti sulle donne.
Sull’altro fronte, restano però i
dubbi sull’impatto di Bill sulla campagna: se cioè l’ex presidente sia per
Hillary un ‘valore aggiunto’ o una ‘palla al piede’. Inoltre, la sortita di
Trump a Spokane rende più vividi i motivi per cui le donne americane sono
divise sulla candidatura della Clinton.
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