Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net l'11/05/2016
Senza avversari, Donald Trump ne vince altri due, West
Virginia e Nebraska. Invece, Hillary Clinton ne perde ancora uno, la West
Virginia, mentre in Nebraska ottiene una vittoria solo simbolica, perché i
delegati dello Stato sono già stati assegnati con le assemblee di marzo.
Contando i delegati, Trump fa il pieno e fa un buon
passo verso la maggioranza assoluta necessaria a garantirsi la nomination,
mentre il senatore del Vermont Bernie Sanders ne ottiene una manciata più della
Clinton: 16 a 11, lui scalfisce solo il vantaggio dell’ex first lady, lei resta
quasi lontana com’era dalla meta.
Per Trump, più dei successi elettorali – ormai scontati
-, valgono forse le dichiarazioni del capo della maggioranza repubblicana al
Senato Mitch McConnell, un senatore del Kentucky: “Abbiamo un vincitore della
nomination, che può essere molto competitivo, e vogliamo vincere la Casa Bianca
… Sappiamo che una presidenza Hillary Clinton significherebbe altri quattro
anni di Barack Obama e credo che questo
basti a unire i repubblicani di tutto il Paese”.
Le parole di McConnell sembrerebbero tacitare le
riserve repubblicane sulla nomination di Trump. Secondo l’Ap, però, dubbi e
ansie restano “palpabili” fra i legislatori repubblicani, che sono ieri tornati
al lavoro a Capitol Hill dopo una settimana di pausa: molti non rispondevano alla
domanda se avrebbero sostenuto il candidato del loro partito, di solito una
questione ovvia.
La vittoria di Sanders in West Virginia – un terreno a
lui favorevole, uno degli Stati più poveri dell’Unione - non incide sui
pronostici democratici: la Clinton resta nettamente avanti e il senatore del
Vermont non si fa illusioni di conquistare nomination, ma ribadisce: “Mi
batterò fino alla fine per ogni voto”, per incidere alla convention sulla
piattaforma del partito. Così, l’ex first lady deve continuare a impegnarsi
nelle primarie e non può concentrarsi sulla sfida con il magnate dell’immobiliare
l’8 novembre, l’Election Day.
Però, il messaggio di Sanders, in questo senso, è unitario: “Con Hillary, abbiamo molte differenze. Ma su una cosa siamo d’accordo: dobbiamo battere Trump … Trump non diventerà presidente, perché gli americani sanno che la diversità è la nostra forza”, quella diversità che è anche stata finora la maggiore risorsa elettorale dell’ex first lady. (fonti vv - gp)
Però, il messaggio di Sanders, in questo senso, è unitario: “Con Hillary, abbiamo molte differenze. Ma su una cosa siamo d’accordo: dobbiamo battere Trump … Trump non diventerà presidente, perché gli americani sanno che la diversità è la nostra forza”, quella diversità che è anche stata finora la maggiore risorsa elettorale dell’ex first lady. (fonti vv - gp)
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