Scritto per Il Fatto Quotidiano del 31/03/2015
Nel cinema multisala della politica europea, oggi
danno due classici, A volte ritornano (un horror del 1991, da un racconto di
Stephen King, con Tim Matheson) e Duri a morire (Die Hard, 1995, terzo d’una
serie poliziesca con Bruce Willis). Ma il protagonista di questi due remake è lo
stesso, Nicolas Sarkozy, l’ultimo ‘ercolino sempre in piedi’ della politica
internazionale, uno che, come Silvio Berlusconi, non vuole saperne di mollare e
di ritirarsi, anche quando i risultati gli sono avversi e gli scandali sembrano
sommergerlo.
Pareva un sopravvissuto già durante il suo mandato
presidenziale, travolto dalla crisi, che non era colpa sua, ma c’era, e dai
sospetti di corruzione. E pareva finito quando, estromesso dall’Eliseo e senza
potere nel partito, il 1° luglio 2014 venne tenuto in stato di fermo per 15 ore
–non era mai accaduto a un ex presidente francese-, prima di essere messo in
stato d’accusa per reati finanziari.
Eppure, adesso eccolo
lì: il partito di nuovo suo, l’Ump della ‘destra repubblicana’, vince le
elezioni –sia pure le amministrative-; e lui è pronto a fare il battistrada
nella campagna per le presidenziali del 2017, passando attraverso la verifica
delle regionali di fine anno. Gli giocano a favore l’avversione della
maggioranza dei francesi per la destra xenofoba e anti-europea di Marine Le Pen
e la mancanza di carisma del presidente in carica e capofila socialista
François Hollande. Gli può giocare contro la ripresa dell’economia, che è quasi
inevitabile a questo punto, e qualche scheletro che dovesse uscire dai suoi
armadi. Dove c’è un po’ di tutto, politica, donne, affari.
Per molti versi, il paragone con Berlusconi ci sta. Ma
fra i due non c’è simpatia e neppure rispetto: il 23 ottobre 2011, Sarkozy e
Angela Merkel –da indiani metropolitani post-datati - “seppellirono sotto un
risolino” il premier di un’Italia a rischio amministrazione controllata da
parte della troika. Tre settimane più tardi, Berlusconi lasciava il governo; e
un suo ritorno –sarebbe il terzo- non pare imminente.
Di ‘mai domi’, ce ne sono di tipi diversi. E spesso sono di destra, conservatori. Ma le eccezioni di sinistra non mancano. Ci sono
quelli che vincono, perdono, tornano e rivincono, come Sarkozy e Berlusconi,
appunto, ma pure come Benjamin Netanyahu, premier israeliano, che fu premier
dal 1996 al ’99, ma poi rimase al margine dei giochi per un decennio, fin che
nel 2009 riconquistò il potere –ed ora è al quarto mandato-.
Non sono figure inedite, nella politica
internazionale. Nell’ ‘800, un presidente degli Stati Uniti, Grover Cleveland,
democratico, fu sconfitto da uno sfidante repubblicano, Benjamin Harrison, dopo
il primo mandato, nel 1888, ma quattro anni più tardi, nel 1892, si prese la
rivincita: batté Harrison e tornò alla Casa Bianca. E la Gran Bretagna, solo
nel secolo scorso, ha la stucchevole alternanza, tra le due guerre, tra Stanley
Baldwin, conservatore, e Ramsay McDonald, laburista; e, nell’immediato
dopoguerra, ha la clamorosa caduta e risurrezione di Winston Churchill –e pure
quella meno vistosa di Harold Wilson-.
Poi, ci sono quelli che, alla vigilia di un’elezione,
vengono dati per spacciati, ma poi ce la fanno lo stesso, come accaduto a
Margareth Thatcher nel 1987, quando partiva battuta dal leader laburista
gallese Neil Kinnock, o poche settimane or sono a Netanyahu.
Poi ci sono quelli che fanno finta di farsi da parte,
ma mettono il cappello sul posto e fanno in modo che a sedersici sopra sia un
loro fantoccio. L’esempio è Vladimir Putin, costretto dalla Costituzione a
cedere la presidenza per un quadriennio a Dmitry Mevdevev nel 2008 e poi pronto
a riprendersela nel 2012 con l’intento di tenersela per altri due mandati.
Infine, ci sono quelli che ci provano e riprovano:
prendono batoste, ma non mollano; e alla fine la spuntano. Richard Nixon fu
battuto da John Kennedy nel 1960 alle presidenziali Usa; e nel 1962 perse il
voto da governatore della California. Ma nel 1968 riottenne la nomination
repubblicana e divenne il 37° presidente degli Stati Uniti, prima di finire con
un tonfo nel Watergate. In Francia, François Mitterrand fu battuto dal generale
De Gaulle nel 1965 e poi da Valéry Giscard d’Estaing nel 1974, prima di
conquistare l’Eliseo nel 1981 e di ripetersi nel 1988.
E da noi? I nostri sono
poco ‘ercolini’, ma di sicuro molto ‘sempre in piedi’. Solo nella Repubblica,
andate, tonfi e ritorni al potere ne hanno fatti Fanfani, Segni, Leone, Moro,
Andreotti, Rumor, Andreotti, Amato, Prodi e, da ultimo, Berlusconi. Campioni!