La Grecia resta la malata d’Europa e l’Italia si gode una fase d’attese positive, nonostante i risultati a consuntivo restino negativi. Il neo-presidente della Repubblica Sergio Mattarella assume il ruolo, che era stato del suo predecessore Giorgio Napolitano, di testimonial dell’europeismo italiano: visitando Bruxelles, intona un inno all’integrazione. Il premier Matteo Renzi porta altrove, a Kiev e a Mosca, la politica estera italiana.
Il ‘caso Grecia’
si rivela lungi dall’essere risolto, pochi giorni dopo un apparente
appianamento delle reciproche diffidenze. Il governo di Atene trasmette i dettagli
delle riforme da adottare all’Eurogruppo, che s’appresta a riunirsi, ma l’accoglienza
a Bruxelles è contrastata: la lettera greca potrebbe non essere sufficiente a
sbloccare gli aiuti.
In questo
momento, l’Italia pare dare all’Unione poche preoccupazioni: sta percorrendo la
strada delle riforme, il suo spread è sceso sotto i cento punti e l’economia
italiana si appresta a trarre giovamento dal Quantitative Easing della Banca
centrale europea, che le può valere complessivamente 140 miliardi di euro su
1200 complessivi, 7,5 al mese su 60.
Mentre la Bce
rivede al rialzo le stime di crescita dell’Eurozona, alcuni indicatori italiani
sono effettivamente incoraggianti: la Confindustria stima la produzione industriale
in crescita a febbraio dello 0,2% mensile, dell’1,2% annuale; e gli ordinativi salgono,
rispettivamente, dello 0,6% e 0,8%; e, nel 2014, il mercato immobiliare è tornato
positivo dopo sette anni di cali continui.
I consuntivi,
invece, restano preoccupanti. L’Istat conferma che il Pil del IV trimestre 2014
è rimasto fermo, con un -0,5% annuo e una variazione acquisita per il 2015 dello
-0,1%. Con un deficit al 3%, il Pil è sceso sotto livelli 2000, la pressione del
fisco 43,5%, debito al 132,1% - record dal 1995 -. La disoccupazione, ancora in
calo a gennaio al 12,6%, per il secondo mese consecutivo, nel 2014 è salita al 12,7%,
il record dal 1977.
Nessun commento:
Posta un commento