Scritto per EurActiv.it il 29/03/2015
Ancora, e solo, nubi greche nel cielo dell’ottimismo
europeo. Bruxelles attende da Atene la lista delle riforme fra timori di
contraccolpi alla riapertura della Borsa, calata del 18% in un mese, dopo che
Fitch venerdì ha declassato i titoli di Stati greci. Il governo Tsipras dice di
volere una soluzione d’intesa con i partner europei, ma fa pure sapere di
essere pronto “al peggiore scenario”: il che non suona incoraggiante.
Se non ci fosse la Grecia, l’Unione europea, e dentro
di essa la zona euro, parrebbero un paradiso: previsioni di crescita tutte in
rialzo, ‘drogate’ dall’euro debole e dal petrolio a prezzo bassissimo.
Ma Atene tiene l’Ue in apprensione, nonostante la
volontà di collaborazione emersa dalla visita, all'inizio della settimana, del
premier Tsipras alla cancelliera Merkel. La lista delle riforme deve arrivare
entro domani e dovrebbe essere vagliata da un Eurogruppo non ancora convocato.
Il governo Tsipras dichiara l’intenzione di rispettare
gli impegni, in un quadro di “giustizia sociale”. Però, le notizie di un
riacutizzarsi delle difficoltà in Grecia, ad esempio con carenze di medicinali,
suscita allarme e preoccupazione.
L’Italia,
invece, pare in preda all'euforia, a parte Maurizio Landini e la sua ‘Coalizione
sociale’, secondo cui il Governo Renzi fa comunella con Confindustria e Bce. Il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella si iscrive nella tradizione
europeista del suo predecessore Giorgio Napolitano e afferma che, se il rigore
è stato giusto, ora serve la crescita.
E il governo alza le stime di crescita nel Def allo
0,7% per il 2015, dicendosi nel contempo fiducioso che, a conti fatti, abbia
ragione Confcommercio, che prevede una crescita dell’1% quest’anno e dell’1,4%
nel 2016, con un impatto dello 0,2% in contro Expo e dello 0,3% in conto
Giubileo –ma se il Giubileo comincia a dicembre, come farà mai a pesare così
tanto?-.
Certo, se si tiene conto dell’intervento del
presidente della Bce Mario Draghi al Parlamento italiano, per cui il Quantitative Easing da solo vale l’1% di Pil in più, resta in dubbio se la crescita sia
davvero forte e stabile. Il governatore di BankItalia Vincenzo Visco avverte
che il QE “si smorzerà”, una volta raggiunto l’obiettivo.
E allora sia Draghi che Visco esortano a perseverare
sulla strada delle riforme. E Draghi, a chi ce l’ha con l’euro, ricorda che, ai
tempi della lira, lo spread Italia/Germania era intorno a 500, mentre ora sta intorno
a 100.
Nell'Unione, e nella zona euro, la crescita è più
solida che in Italia: la Bce rivede le stime del Pil al rialzo del + 0,5%
quest’anno e del +0,4% il prossimo. E s’aspetta che l’inflazione risalga verso
fine anno, riavvicinandosi al 2%.
In Italia, i dati a consuntivo restano insoddisfacenti: a
gennaio, il fatturato dell’industria è calato dell’1,6%, del 2,5% su base
annua, nonostante una forte crescita del settore autoveicoli.
Confindustria, però, anticipa un ritorno alla crescita
del Pil nel primo trimestre, con un +0,2%, e pure un miglioramento della
produzione industriale e vede segnali di ripartenza dell’occupazione, per
analizzare i quali, però, bisognerà attendere risultati più probanti.
L’Istat annuncia segnali positivi dal commercio estero
extra Ue, in crescita a febbraio sia nell'export +4,5% che nell'import +1,1%,
con un avanzo salito a 2,840 miliardi.
E il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ne
ricava la considerazione che l’Italia ha la fiducia dei mercati e deve ora conquistare
quella di cittadini e imprese. Che stenta ad affermarsi anche perché, ci
ricorda l'Ocse, in Italia la corruzione percepita sfiora il 90%: il dato più
elevato nel Mondo sviluppato.
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