Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu lo 01/03/2015
2015/03/01
- E' una vera e propria operazione da voto di scambio. Loro, i repubblicani, lo invitano a parlare al Congresso, dove sono
maggioranza, e gli offrono una tribuna, nell'imminenza delle elezioni politiche
israeliane, per ergersi a nume tutelare della sicurezza del suo Paese contro l’accordo
sul nucleare sull'Iran propugnato, fra gli altri, dall'Amministrazione
democratica degli Stati Uniti. Lui, Benjamin Netanyahu, dà agli americani,
largamente filo-israeliani, la misura di quanto sia vicino ai repubblicani e
lontano da Barack Obama, che non fa nulla per mascherare il fastidio per una
presenza a Washington che giudica inopportuna. Prima di partire per quella che
ha definito “una missione storica", Netanyahu ha detto: "Mi sento
profondamente preoccupato per la sicurezza degli israeliani. Farò tutto quanto
posso per garantire loro un futuro". La scelta del premier di cercare
d’impedire l'accordo con l'Iran sul nucleare irrita la Casa Bianca: martedì 3
marzo, Netanyahu dirà all'opinione pubblica americana e internazionale che
l’intesa tra i 5 + 1 e Teheran, ormai “a portata di mano”, ammette l’Alto
Rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea Federica Mogherini,
“se venisse firmata consentirebbe all'Iran di diventare uno Stato nucleare. E'
mio obbligo impedire tutto questo. Il Congresso statunitense potrebbe porvi
l'ultimo freno". Obama non lo riceverà: ritiene la visita
"inappropriata" perché troppo vicina alle elezioni israeliane del 17
marzo. Tra Obama e Netanyahu, il feeling è sempre stato modesto: neanche il
vicepresidente Joe Biden, presidente del Senato, in missione all'estero, assisterà
al discorso di Netanyahu. E numerosi congressman democratici diserteranno l’appuntamento.
(gp)
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