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martedì 3 marzo 2015

Politica estera: l'Italia di Renzi, 4 in pagella in diplomazia

Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/03/2015

A dispetto dell’abbondanza di ‘ministri degli esteri’ –l’europeo, Federica Mogherini, e il nazionale, Paolo Gentiloni, entrambi impalpabili-, l’Italia di Renzi retrocede nella classifica della politica estera europea redatta da un think tank molto rispettato, lo European Council on Foreign Relations. Che brutta sorpresa per il “giovane premier” –la definizione è del Cremlino-, che si spende senza ritegno in missioni impossibili presso leader impresentabili, dalle dittature ‘energetiche’ dell’Asia centrale all'Egitto del nuovo rais, il generale Sisi, fino alla Russia di Putin: dittatori, satrapi, oligarchi, la collezione si completa.

Nel 2013, l’Italia aveva migliorato i suoi voti in politica estera, sulla pagella Ecfr, grazie al cambio di passo dettato dall’allora ministro Emma Bonino. Nel 2014, è rapidamente tornata nella penombra delle seconde linee, malgrado il ‘semestre di gloria’ della presidenza di turno del Consiglio dell’Ue –un’occasione mancata-.

E dire che i giudizi dell’Ecfr sono proprio generosi quest’anno: all'Unione europea, il think tank dà ‘quasi buono’ in relazioni con la Russia –un premio veramente esagerato per una politica che ha prima innescato e poi esasperato il conflitto con l’Ucraina, schierando l’Ue con una parte contro l’altra-, ‘buono’ in Usa, ‘quasi buono’ in allargamento europeo, ‘sufficiente’ in Medio Oriente e Nord Africa; ‘quasi buono’ in Asia e Cina; ‘quasi buono’ in multilateralismo e gestione delle crisi. Ad abbassarli tutti d’un punto, quei voti, non si faceva torto alla realtà.

I giudizi si riferiscono al 2014 e non tengono quindi conto della tregua di Minsk mediata da Francia e Germania tra Russia e Ucraina, o del precipitare della crisi in Libia. Né valgono per la Mogherini, che s’è insediata solo a novembre alla guida della diplomazia europea.

I singoli Paesi vengono giudicati in base alle loro prestazioni sui vari fronti, se sono leader o freni alle iniziative europee. La Germania domina la classifica: 17 volte leader, davanti a Gran Bretagna e Svezia (11 volte ciascuna), Francia (8, in arretramento), Polonia (6). L’Italia è in mezzo al gruppo, con appena 4 prestazioni da leader (contro le 9 del 2013), sul Ttip, l’antinomia privacy / intelligence, la Libia e l’Afghanistan. E chi frena di più? Sorpresa!, la piccola Malta.

La doppia missione del premier Renzi a Kiev e a Mosca, domani e giovedì, non farà certo fare all’Italia un balzo in avanti. Matteo si muove in contro-tendenza rispetto agli eventi, se non addirittura ‘a prescindere’ dagli eventi. Mentre il presidente Mattarella indossa il cappotto pesante della diplomazia istituzionale e tradizionale, ieri a Berlino, oggi a Bruxelles, il premier fa il jolly.

A Mosca, andrà a portare un fiore sul luogo dell’omicidio di Boris Nemtsov e si farà poi raccontare da Putin quel che ieri lui, Poroshenko, la Merkel e Hollande si sono detti nell'ennesima conferenza –telefonica, stavolta– ‘formato Normandia’: in agenda, attuazione dell’accordo di Minsk e forniture di gas russo all’Ucraina. La questione energetica, che riguarda l’Italia da vicino, è stata discussa, sempre ieri, a Bruxelles, in un incontro tra Ue, Russia e Ucraina.

Per la prima volta a Mosca da premier, Renzi incontrerà pure il suo omologo Medvedev. Con Putin, discuterà pure di cooperazione bilaterale, scambi ed economia, e di Libia, Siria, Medio Oriente.

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