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venerdì 20 marzo 2015

Tunisia: reazioni; Mattarella fa l'interventista, gli altri i retori

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/03/2015

Il pericolo costituito dal sedicente Stato islamico va affrontato senza indugio: la strage di Tunisi ne dimostra la gravità. E l'Italia è pronta a fare la sua parte. Il presidente Sergio Mattarella parla alla Cnn, mentre, a Bruxelles, i leader dei 28, riuniti per il Vertice europeo, rispettano in piedi un minuto di silenzio alla memoria delle vittime degli attacchi.

Così, il terrorismo torna sull'agenda del Vertice. Ma gli sherpa dei leader stanno ancora mettendo a punto la risposta da dare, le frasi da formulare: “Forse –fanno sapere diplomatici-, s’aggiungerà un capoverso sulla lotta al terrore alle dichiarazione finale”. I capi del Califfato già ne tremano, mentre distribuiscono messaggi di minaccia e di irrisione.

Intervistato da Christiane Amanpour, il volto dei ‘faccia a faccia’ di prestigio della rete ‘all news’ americana, Mattarella parla più chiaro e più netto di quanto non abbiano fatto il premier Renzi e il ministro Gentiloni, fermo alla retorica del terrorismo che “colpisce al cuore la speranza”.

E mentre il ministro Pinotti, sempre un passo avanti, vuole “più navi e più aerei nel Mediterraneo” – per fare che?, in questo caso -, Emma Bonino, che conosce il contesto, propone una conferenza dei donatori per sostenere l’economia e la democrazia tunisine.

"Quel che è avvenuto in Tunisia e molto doloroso e molto allarmante”, dice il presidente Mattarella. Il Califfato è una minaccia estremamente grave da contrastare in fretta, “perché il tempo è poco” e l’attacco è a largo raggio. “Il terrorismo fondamentalista ha colpito gli Stati Uniti l'11 Settembre e in tante altre occasioni … Ha colpito molti paesi dell'Europa, sta devastando la Siria, colpisce in tante altre aree del Pianeta… Ed è allarmante la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente e in alcuni paesi del Centro Africa”.

Il terrorismo fondamentalista, con le sigle che ne sono espressione, è “il nuovo vero nemico della civiltà, della democrazia, dei diritti umani. Non è un caso –osserva il presidente- che a Tunisi sono stati attaccati il Parlamento e un museo, cioè la democrazia e la cultura".

Ma il discorso non si ferma alla Tunisia. "Quello che preoccupa particolarmente –aggiunge Mattarella- è la situazione in Libia, che crea allarme” perché la gente è costretta a vivere nel disordine e nella paura della guerra civile e perché il Califfato vi si sta insediando, con il rischio “di fare diventare quel territorio, vicino all'Europa, una base per le sue operazioni di terrore".

Infine, “la condizione di caos in Libia favorisce i trafficanti di esseri umani”. Occorre dunque appoggiare “gli sforzi dell'Onu per raggiungere un cessate il fuoco e la costituzione di un vero governo libico. Poi bisognerà che l'Onu organizzi una missione che aiuti il governo a stabilizzarsi. L'Italia é pronta a fare la sua parte".

Concetti che, dal Vertice dei 28, usciranno meno netti. Se non ci fosse stato il massacro al Museo del Bardo, i leader dei Paesi dell’Ue avrebbe solo fatto un cenno alla lotta al terrorismo, dentro la sessione di lavoro prevista, oggi, in chiusura dei lavori, sulla Libia.

Ora, la discussione sarà più corposa, ma senza conclusioni concrete. C’è la consapevolezza che Tunisia e Libia sono situazioni diverse, richiedono risposte articolate. Ma si va poco oltre, specie sul fronte libico, dove non bastano di sicuro né le parole né gli aiuti economici e umanitari.

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