Scritto per EurActiv.it il 23/03/2015
Un vento d’ottimismo sta soffiando sull’Ue e sull’Italia:
era un alito prima del Consiglio europeo della scorsa settimana; è diventata
una brezza primaverile, subito dopo. Se sia giustificata, è difficile dirlo. Ma
l’ottimismo è contagioso e, spesso, i suoi effetti positivi rendono possibili
risultati altrimenti irraggiungibili.
Sul piano europeo, il presidente della Commissione europea
Jean-Claude Juncker avverte “vicina” la soluzione del caso Grecia. E l’incontro
da Berlino tra la cancelliera Merkel e il premier Tsipras, oggi, si carica
d’attese, che i tedeschi cercano di smorzare, nonostante la vigilia sia
contrappuntata delle consuete polemiche.
Der Spiegel se ne esce con una copertina che mostra
la Merkel tra i gerarchi nazisti, col Partenone sullo sfondo. Ma la Bild dà in
benvenuto in greco a Herr Tsipras, mentre Atene annuncia un piano di riforme
dettagliato e Berlino non esclude concessioni purché la Grecia rispetti “ogni
paragrafo dei nostri accordi”.
Sul piano italiano, il ministro dell’economia Pier
Carlo Padoan e il governatore di BankItalia Ignazio Visco distribuiscono a ogni
occasione annunci di ripresa e dicono che la crescita sarà superiore al
previsto. Per Visco, c’è un ottimismo nuovo –lo percepisce anche lui- e gli
indicatori sono tutti favorevoli. Padoan vede davanti a noi “un’opportunità
macroeconomica molto ampia”. E Unimpresa calcola che il calo dello spread su
livelli pre-crisi, sotto quota 100, assicura un risparmio d’interessi di 12/13
miliardi sui titoli di nuova emissione nei prossimi anni.
Il ‘quantitative easing’ della Bce funziona, forse
più psicologicamente che concretamente, mettendo –dice il presidente della Bce Mario Draghi- “l’Eurozona al
riparo dall’effetto domino”, se mai dovesse verificarsi il ‘Grexit’, che il
ministro dell’Economia tedesco Schaeuble ancora non esclude, ma cui nessuno
crede. Anche se banchieri e pure politici
insistono che bisogna accelerare le riforme, se si vuole evitare una ‘doccia
scozzese’, una volta smorzatosi l’effetto del QE.
Certo, i dati a consuntivo che escono sono spesso
negativi. Ma forse sono i titoli di coda della crisi. BankItalia calcola il
debito pubblico a 2.166 miliardi, vicino al record, nonostante le entrate
vadano bene. Per l’Istat, siamo sempre in deflazione, ma meno del previsto
(prezzi giù dello 0,1%, invece che dello 0,2%). E le cifre della disoccupazione
restano inquietanti.
Anche gli schiamazzi euro-scettici e anti-euro
perdono intensità, al di là del vigore polemico manifestato da Alessandro Di
Battista, deputato grillino, che alla Camera inanella: “Siamo schiavi del
nazismo nord europeo … Il nemico oggi è il potere centrale … I popoli del Sud
Europa si devono unire …”. Salvo poi scoprire –il sondaggio è di oggi. Che
quasi un greco su due approva Tsipras, ma oltre 8 su 10 non vogliono uscire
dall’euro.
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