Scritto per Il Fatto Quotidiano del 19/03/2015
Pare d’essere
tornati agli anni delle litanie anti-terrorismo dopo gli attentati delle
Brigate Rosse: quei riti lugubri del ‘sia fatta piena luce’, senza che nessuno
avesse davvero idea di che cosa stesse succedendo e di come si potesse
contrastare il proselitismo del terrore.
Non che adesso
sia facile capire che cosa succede nel Nord Africa, anche dove le Primavere
arabe parevano germogliare democrazia; non che fosse facile prevedere la
vampata di morte in Tunisia. Ma il governo che da settimane si candida per
guidare l’intervento dell’Occidente –quale?, non si sa- nella Libia in guerra reagisce
balbettando alla strage di Tunisi.
E
l’opposizione, specie quella di destra populista e venata di xenofobia e
anti-islamismo, ripropone la risibile equivalenza tra terrorismo e
immigrazione.
Certo, le
parole sono sempre inadeguate, in questi casi. Quelle dagli Usa di Obama e di
Kerry, che si rifugiano nella formula dell’impotenza lessicale ed esprimono la
condanna “più forte possibile”; come quelle dell’Ue di Donald Tusk, condoglianze
alle vittime, solidarietà alle famiglie. Che dice Federica Mogherini, Alto
Rappresentante della politica estera e di sicurezza europea? Lei sbaglia comunicato
e deve correggersi: non è magari colpa sua, ma l’episodio è imbarazzante. Lo
vedremo.
Per una volta,
e non è la prima, la diplomazia vaticana è un passo avanti, per fermezza e
compostezza. Il Cardinale Parolin denuncia “l’atto inumano”, esprime “una
condanna assoluta”.
In Italia,
l’unità di crisi della Farnesina catalizza le informazioni sulla situazione dei
connazionali, cerca di fare da filtro con le famiglie. La confusione è tanta.
Il premier Renzi inanella frasi di circostanza, mentre snocciola in Parlamento
le formulette della buona novella alla vigilia d’un Vertice europeo che vede
l’Italia esclusa, su richiesta di Atene e condiscendenza di Bruxelles, dal
‘super-direttorio’ sulla Grecia: in Italia, “l’incantesimo s’è rotto”; in
Europa, “s’è voltata pagina con un nuovo vocabolario”. Dell’attacco, parla di
“attentato in luogo simbolico”, dice che i terroristi “uccidendo i moderati
uccidono ciascuno di noi”.
Il ministro
Gentiloni, sempre spaesato nel ruolo, prima s’affida a un tweett (“Vicini alla
Tunisia paese di speranza e democrazia colpito al cuore. Cordoglio per le vittime,
fermezza e vigilanza contro il terrorismo”), poi fa una conferenza stampa cui
neppure l’ANSA riesce a dedicare più di tre righe: "La
nostra reazione deve essere di fermezza e di vicinanza" alla Tunisia;
"un attacco di questo genere non può che rafforzare la nostra
determinazione contro la minaccia terroristica", la cui “gravità politica
è evidente".
Potrebbe alzare il tono della reazione
la Mogherini. Ma inciampa in un riferimento al sedicente Stato islamico, che
prima viene additato a responsabile dell'attacco al museo del Bardo a Tunisi e
poi sparisce dalla versione riveduta e corretta, dove si parla solo di
"organizzazione terroristica" dietro l'attacco che "ancora una
volta mette nel mirino Paesi e popoli del Mediterraneo". "L'Ue
–assicura la Mogherini- è determinata a mobilitare tutti i suoi strumenti per
sostenere la Tunisia”, che "ha
sicuramente ancora molti problemi, ma è un Paese che ha visto un ciclo
elettorale compiersi in modo ordinato, ha una Costituzione molto avanzata, un
ruolo molto vivo della società civile e riforme economiche che stanno andando
avanti in modo positivo. Bisogna dimostrare che la strada è percorribile, che
le giovani generazioni del mondo arabo hanno un futuro non legato a violenza e terrorismo".
Le responsabilità italiane nella Regione
stanno per aumentare, con la monina dell’ambasciatore Fernando Gentilini a
inviato speciale dell’Ue in Medio Oriente. Purché la politica non
faccia mancare al valido diplomatico gli input giusti.
Nessun commento:
Posta un commento