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martedì 17 settembre 2013

Germania: elezioni; Ue, le opzioni 'chi vince chi perde'

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/09/2013 e riprodotto su EurActiv il 21/09/2013

A Bruxelles, si sapeva che questo sarebbe stato un settembre anomalo : tutti ai posti di lavoro, come atleti sui blocchi di partenza, ma ben attenti a non muovere un muscolo, finché lo starter non dà il segnale. La presidenza di turno lituana del Consiglio dei Ministri dell’Ue ha evitato riunioni formali, prima delle elezioni tedesche del 22 settembre. E neppure dopo sarà la ‘corsa all’oro’ delle decisioni da prendere : bisognerà vedere i risultati.

Giocando col sistema binario, proviamo a scoprire che cosa accadrà nell’Ue post voto. Tutti sono convinti che, quando il nuovo governo, quasi certamente ancora una coalizione, si sarà insediato a Berlino, l’Unione potrà riprendere l’esame dei temi attualmente ‘congelati’, per ‘caldi’ che siano : la crescita, il lavoro, l’Unione bancaria.

Nessuno, però, s’illude che gli ostacoli tedeschi siano spazzati via dal voto politico : la Corte di Karksruhe, gli ‘ermellini rossi’ della suprema magistratura, hanno ancora la loro da dire sulle tappe dell’integrazione. Anch’essi, come i diplomatici dell’Ue, si sono acchetati per non turbare la campagna. 

Merkel vince / Merkel perde – E’ la prima alternativa, quella fondamentale. L’opzione più probabile, alla luce dei sondaggi e dell’esito del voto di domenica in Baviera, è che la Merkel vinca e s’appresti a governare la Germania per la terza legislatura consecutiva. A Bruxelles, ci s’attende una cancelliera più morbida sul rigore, più condiscendente sulla crescita. Ma attenti a non confondere l’analisi con gli auspici. Il problema, a questo punto, è: «Come vince?».

Escludiamo, perchè i sondaggi non lo contemplano, che la Merkel possa governare da sola e lavoriamo a ipotesi di coalizione, almeno due: la conferma dell’alleanza con i liberali; oppure, il ritorno a una ‘grande coalizione’ con i socialdemocratici. In entrambi i casi, il dossier dell’Unione bancaria potrebbe essere completato entro fine anno. E la Germania di Merkel III potrebbe essere un po’ meno riluttante ad assumere il suo ruolo egemone europeo, rispetto agli ultimi anni. La svolta della salvezza dell’euro e di tutti i Paesi dell’Eurozona appare senza ritorno : lì, non ci saranno ripensamenti. 

Come prima, ma meno di prima – La conferma della coalizione con i liberali presuppone che questi superino la soglia di sbarramento del 5%, che in Baviera hanno mancato. E prevede una Merkel più forte rispetto ai suoi alleati, ma pur sempre condizionata lato rigore. Il fronte della crescita avrebbe un’interlocutrice un po’ più morbida, ma non troppo. La tesi di fondo resterebbe quella che Tobias Piller della Faz sintetizza così: «Per uscire dalla crisi, bisogna ritrovare competitività, servono riforme strutturali e tagli a livello nazionale”. 

Cambio di partner – Se cambia la coalizione e tornano al governo i socialdemocratici, sia pure in posizione subordinata, il linguaggio europeo della Germania potrebbe avvicinarsi a quello di Francia, Spagna, Italia, con l’accento su crescita e occupazione più che su rigore e tagli e qualche ulteriore concessione alla solidarietà comunitaria, già fatta balenare alla Grecia dal ministro Schaeuble. Accanto alla chiusura dell’Unione bancaria, è possibile immaginare l’apertura di qualche cantiere europeo istituzionale. Il prof. GianEnrico Rusconi s’attende che la Germania si orienti verso un’Europa federalista. 

L’alternativa senza Angela – La Merkel perde e non è più cancelliera: un’ipotesi astratta. Se vincono i socialdemocratici, la stasi dell’Ue si protrarrebbe: non bisognerebbe più riprendere le discussioni là dove s’erano interrotte, ma farle ripartire con punti di vista nuovi. Illusorio, però, immaginarsi che i socialdemocratici ribaltino il gioco europeo : rimescoleranno un po’ le carte, evitando di passare, agli occhi dei loro elettori, per euro-entusiasti scialacquatori. Che neppure lo sono. 

L’incognita euro-scettica – Su tutto ciò, pesa l’incognita euro-scettica: a destra e a sinistra, sono in lizza movimenti freddi, se non ostili, sull’integrazione europea. Un loro successo potrebbe condizionare la coalizione tedesca prossima ventura, quale che essa sia.

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