Scritto per Il Fatto Quotidiano del 15/09/2013
La ‘roadmap’, che è una cosa che piace, c’è. Per i risultati,
bisogna ovviamente attendere. Il che è una chance e un rischio: una chance per
la pace e il negoziato, se Russia e Usa, sullo slancio della ritrovata intesa,
proseguiranno la ricerca di una soluzione politica alla crisi siriana; un
rischio, se il conflitto continuerà a produrre vittime e orrori –magari
convenzionali, non chimici-, senza avvicinarsi a uno sbocco.
In neppure quattro settimane dal 21 agosto della strage al
sarin, la comunità internazionale è passata dalla progettata ritorsione
americana al gelo del G20 tra Usa e Russia alla ‘roadmap’ di Ginevra, benedetta da capitali prima contrapposte. La
Bonino parla di passo nella giusta direzione; Mauro ce ne
attribuisce un po’ di merito. Scontenti solo i ribelli siriani, che volevano i
raid anti-regime.
Il tandem Lavrov – Kerry non pedala sempre in perfetta
sintonia. Sull’autorizzazione dell’Onu all’uso della forza, nel caso che il
presidente al-Assad meni il can per l’aia, c’è cacofonia fra i due: Kerry dice
che è previsto, Lavrov dice manco per idea. Il problema è come formulare la
risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Nel discorso del sabato agli americani,
Obama tiene il punto: se la
Siria nicchia, noi siamo pronti ad agire.
Questi i punti salienti degli accordi raggiunti in tre
giorni di serrati negoziati: entro una settimana, Damasco deve dare la lista
delle armi chimiche; a novembre, gli ispettori dell’Onu saranno in loco; entro
la metà del 2014, gli arsenali saranno rimossi e distrutti. E l’Onu veglierà al
rispetto dei patti.
L’intesa è dettagliata in due pagine e suggellata da un
impegno solenne: “E’ tempo di agire”. L’organizzazione per il divieto delle
armi chimiche riceverà, a giorni, indicazioni per adottare “procedure
straordinarie” per “distruggere gli arsenali siriani nel modo più veloce e più
sicuro possibile” -sarebbero custoditi in 45 siti diversi- e per garantire
“meccanismi di verifica stringenti”. L’Iraq,
intanto, smentisce d’avere accolto i gas siriani.
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, ormai il più severo giudice di al-Assad, annuncia che presto darà ”prove schiaccianti” delle malefatte chimiche del regime. Ma, con Lavrov e Kerry, lavora a rilanciare una Ginevra 2, una nuova conferenza di pace internazionale.
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, ormai il più severo giudice di al-Assad, annuncia che presto darà ”prove schiaccianti” delle malefatte chimiche del regime. Ma, con Lavrov e Kerry, lavora a rilanciare una Ginevra 2, una nuova conferenza di pace internazionale.
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