Pare la favola dell’ ‘al lupo, al lupo’. Ma al contrario.
Qui c’è gente che grida ‘tutto bene, tutto bene’ e, intanto, il lupo continua a
sbranarsi le pecore.
Governo, Confindustria, Istituzioni, Palazzi e poteri forti
ci martellano da settimane con frasi tipo ‘si vede la luce in fondo al tunnel’,
o ‘l’uscita dalla crisi è prossima’, o ‘la ripresa s’avvicina’. Tutte frasi di
sconcertante apoditticità, perché ineluttabilmente la fine della crisi si
avvicina ogni giorno che passa, indipendentemente da quando essa arriverà.
Poi, ecco le previsioni economiche di Fmi, Ue e dello stesso
governo e i dati sono sempre negativi. Gli ultimi, di ieri, vengono dall’Fmi:
l’Italia calerà dell’1,8% di Pil quest’anno, più del previsto, e crescerà dello
0,7% l’anno prossimo, meno del previsto; la disoccupazione resterà
inaccettabilmente alta e anche la crescita mondiale sarà meno solida dello
sperato, un + 2,9% che, comunque, noi ci sogniamo.
Il fatturato dell’industria continua a scendere: a luglio -
0,8%, su base annua - 3,6%; gli ordinativi -0,7%, su base annua -2,2%. Sarà pur
vero che la ripresa è in arrivo, visto che lo dicono Draghi e Visco, che
dovrebbero saperne cogliere i segnali, ma le rondini di questa primavera
economica noi mica le vediamo.
Il governo stesso, nel mettere a punto il Def, aveva appena
rivisto al ribasso il Pil per il 2013 (-1,7% da -1,3%) e per il 2014 (+ 1% da +
1,3%), mentre il premier Letta ammette che il rapporto deficit / Pil è risalito
sopra il 3%, al 3,1%, rimettendoci, dunque, in linea di collisione con le
regole dell’Ue, che ci sventola sotto il naso il drappo rosso della procedura
d’infrazione. Per Letta la colpa è (quasi) tutta dell’ “instabilità politica”,
che tiene pure su lo spread intorno a 240.
Dopo le polemiche suscitate dalla sortita italiana del
vice-presidente Rehn, il suo portavoce O’Connor dice a SkyTg24: "In
Italia, c’è confusione su ruolo della Commissione europea, che deve dare
consigli e formulare raccomandazioni agli Stati in base a quanto deciso dal
Consiglio europeo. Tra le raccomandazioni all’Italia, c’è quella di spostare le
imposte dai consumi alle proprietà, anche se l’Ue non tifa Imu". Per
Bruxelles, “l’Italia deve curare le sue debolezze
con riforme coraggiose e misure forti per recuperare competitività, in netto
calo negli ultimi anni, mentre aumenta il debito".
Spostare le imposte dai consumi alle proprietà. Noi, invece,
togliamo l’Imu e stiamo ora a litigare sull’aumento di un punto dell’Iva, che
–dice il Cgia di Mestre- costerebbe in media alle famiglie 88 euro l’anno, di
più al Nord-Est, dove si consuma e si intraprende di più, di meno al Sud. E i
Comuni fanno sapere che, senza i 2,4 miliardi del rimborso dell’Imu per la
cancellazione della prima rata, non pagheranno gli stipendi di settembre,
ricevendo assicurazione che la prossima settimana saranno varati i
provvedimenti necessari –per l’eterna serie italica ‘zona Cesarini’-.
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