Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 03/09/2013
La pausa di
riflessione decisa dal presidente Obama nella crisi siriana dà una tregua alle
armi e apre le cateratte dei discorsi: parlano tutti o quasi, ma, fin quando si
parla, almeno non si spara, anche se, di quello che ancora succede sul terreno,
s’è un po’ persa la misura. E finisce che le voci del cattivo di turno, il
presidente al-Assad, e del buono per antonomasia, il papa, si sovrappongono e a
tratti coincidono. “Mai più la guerra”, twitta Francesco, mentre il Vaticano
nota che l’intervento armato non è una soluzione e comporta rischi di guerra
mondiale. In un’intervista a Le Figaro, al-Assad ricorda che 'il Medio Oriente
è una polveriera” e che un attacco contro la Siria innesca “il rischio d’una guerra
regionale”.
L’intreccio
delle parole fa velo alle manovre della diplomazia, mentre la portaerei Nimitz
fa rotta verso il Mar Rosso e una nave da ricognizione russa entra nel
Mediterraneo, a prova che il conflitto non è sventato. Il presidente siriano
giudica “illogiche” le accuse mossegli di avere usato il sarin contro la
propria gente. Il ministro degli esteri russo Lavrov gli dà una mano: per lui,
le prove che Usa e Francia hanno mostrato non sono convincenti.
Anche l’Italia
contribuisce al coro. I ministri degli esteri Bonino e della difesa Mauro sono
allineati: la decisione di Obama di sentire il Congresso “è il trionfo della
democrazia”; e il colpo di freno sull’attacco, che “aiuterebbe al Qaida”, è
benvenuto e può facilitare una soluzione politica. Invece, il premier Letta
insiste che il ricorso ai gas “non può restare impunito”.
Il percorso dei
prossimi giorni è tracciato. Domani, il 4, l’Assemblea nazionale francese
discute (ma non vota). Giovedì e venerdì, il 5 e 6, il Vertice del G20 si
riunisce a San Pietroburgo: la
Siria sarà certo evocata, anche nei bilaterali. Lunedì
prossimo, il 9, torna al lavoro il Congresso americano: non è affatto detto che
avalli l’azione. E, prima o poi, gli ispettori dell’Onu daranno i risultati
dell’indagine in loco: Ban Ki-moon chiede il rapporto “presto”, ma non ci sono
scadenze. Si lavora a resuscitare, nel frattempo, la conferenza di pace, la
cosiddetta Ginevra 2.
In questo
percorso, s’inserisce la giornata di digiuno e di preghiera indetta per sabato,
il 7, dal papa. La Bonino
è pronta a digiunare con Francesco; quanto a pregare, in visita a Tunisi il
ministro dice: “Ci sono preghiere laiche cui tengo tantissimo".
Venti di guerra, venti di pace. Comunque tirino, i costi della benzina vanno su, mentre le borse si rinfrancano dopo una settimana in rosso. Magari, il 7, digiunassero i petrolieri.
Venti di guerra, venti di pace. Comunque tirino, i costi della benzina vanno su, mentre le borse si rinfrancano dopo una settimana in rosso. Magari, il 7, digiunassero i petrolieri.
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