Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 04/09/2013
Ci sono volte che vorresti proprio manipolare la storia come
accade in ‘1984’: riscrivere le notizie, ritoccare le foto e cancellare la
documentazione divenuta imbarazzante, come quella della cena a quattro, Giorgio
e Clio, Bashar e Asma, in un ristorante di Aleppo, il 19 marzo 2010: una cena
fra amici, col presidente siriano che passa a prendere in albergo la coppia
italiana con la propria auto e la porta, guidando lui, “in un posticino che
conosco”.
Per carità, era il 2010, mica il 2011: le Primavere arabe, nessuno s’immaginava che sarebbero scoppiate. E le cronache della visita ufficiale di quattro giorni, dal 17 al 20, di Napolitano in Siria non sono le più imbarazzanti -lette col senno di poi- della II Repubblica. Anzi, sono persino innocenti, se confrontate alla genuflessione con baciamano del Cavaliere di fronte a Gheddafi.
Certo, nessuno credeva che la Siria fosse una Svezia del MO. Ma, ad andarci troppo per il sottile, bisognava evitarli tutti, i ‘satrapi’ di quell’area, Mubarak, Ben Alì, pure i monarchi sauditi. Così come oggi bisognerebbe andarci cauti nell’Asia centrale, a distribuire certificati d’amicizia in cambio di gas e gasdotti dal Kazakhstan all’Azerbaigian.
L’imbarazzo ex post è diffuso. Pensate al giovane Rumsfeld, immortalato, negli Anni 80, mentre addita ai talebani, appena dotati di missili Stinger, la via di Kabul: “Andate e sloggiatene i russi”. Adesso, sono 13 anni che gli americani stanno cercando si sloggiarli a loro volta.
Ma, quella volta, in Siria, Napolitano non si fece mancare nulla: la cena di Stato e quella ‘intima’, incontri ufficiali e visite da turista a Palmira ed Ebla, l’elogio dell’amicizia e l’auspicio d’ampliare la cooperazione, persino l’invito a Israele a restituire le alture del Golan a Damasco. Tutto vero: carta (del Quirinale) canta.
Per carità, era il 2010, mica il 2011: le Primavere arabe, nessuno s’immaginava che sarebbero scoppiate. E le cronache della visita ufficiale di quattro giorni, dal 17 al 20, di Napolitano in Siria non sono le più imbarazzanti -lette col senno di poi- della II Repubblica. Anzi, sono persino innocenti, se confrontate alla genuflessione con baciamano del Cavaliere di fronte a Gheddafi.
Certo, nessuno credeva che la Siria fosse una Svezia del MO. Ma, ad andarci troppo per il sottile, bisognava evitarli tutti, i ‘satrapi’ di quell’area, Mubarak, Ben Alì, pure i monarchi sauditi. Così come oggi bisognerebbe andarci cauti nell’Asia centrale, a distribuire certificati d’amicizia in cambio di gas e gasdotti dal Kazakhstan all’Azerbaigian.
L’imbarazzo ex post è diffuso. Pensate al giovane Rumsfeld, immortalato, negli Anni 80, mentre addita ai talebani, appena dotati di missili Stinger, la via di Kabul: “Andate e sloggiatene i russi”. Adesso, sono 13 anni che gli americani stanno cercando si sloggiarli a loro volta.
Ma, quella volta, in Siria, Napolitano non si fece mancare nulla: la cena di Stato e quella ‘intima’, incontri ufficiali e visite da turista a Palmira ed Ebla, l’elogio dell’amicizia e l’auspicio d’ampliare la cooperazione, persino l’invito a Israele a restituire le alture del Golan a Damasco. Tutto vero: carta (del Quirinale) canta.
Nessun commento:
Posta un commento