In Europa, "la ripresa è a portata di mano ma i rischi di ricaduta restano significativi.
vogliamo cogliere l'opportunità, non possiamo allentare i
nostri sforzi” e “dobbiamo continuare ad attuare le riforme strutturali”. E’ la
convinzione espressa del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco:
"La chiave del successo sarà la determinazione condivisa a procedere verso
un'Unione europea a tutti gli effetti. Allo stadio attuale, la prova della
nostra determinazione è la costruzione di un'Unione bancaria efficace".
Il governatore è intervenuto questa mattina alla conferenza
regionale a Roma del Council of Councils, un gruppo creato dal Council on
Foreign relations e che riunisce 20 fra i maggiori think tanks di tutto il
mondo. L’evento regionale è stato organizzato dallo IAI, l’Istituto Affari
Internazionali, che - unico think tank italiano - fa parte del Council, e i
lavori si sono svolti, ieri e oggi, al Ministero degli Esteri.
Visco ha notato che “gli strumenti tecnici non possono
rimpiazzare gli interventi politici” e ha ricordato che l’Unione europea ha
dovuto fronteggiare “due rischi principali: il default di un Paese e la rottura
dell’euro”. Bisognava che ciascuno mettesse ordine a casa propria e bisognava
pure “mettere in ordine l’Unione”. Sottolineato il ruolo positivo avuto dalla
Bce nella crisi, il governatore ha detto che “la fiducia nella irreversibilità
dell’euro è la chiave” per “evitare il collasso”.
Nel suo discorso, Visco ha indicato che il contributo
dell'Italia ai paesi partner in difficoltà nell’Ue "salirà a più di 60
miliardi di euro nel 2014", ricordando che "tra il 2010 e il 2012 i
paesi Ue hanno versato 280 milioni in prestiti ai partner in difficoltà, sia direttamente
sia attraverso gli strumenti comunitari. Il contributo dell'Italia è ammontato
a 43 miliardi di euro, cifra che, secondo stime ufficiali, salirà a più di 60
miliardi nel 2014".
Nel suo intervento, intitolato ‘The Exit from the Euro
Crisis: Opportunities and Challenges of the Banking Union’, il governatore s’è
anche soffermato sulla situazione italiana, partendo dalla constatazione che
“in Italia la recessione è stata più lunga e più profonda” che altrove e confermando
che vi sono segnali che la recessione stia terminando, fermo restando che
l’instabilità politica è una minaccia per la ripresa. E, citando l’Istat, ha
detto che il Pil è sceso del 2,1% nel secondo trimestre 2013 e la spesa delle
famiglie del 3,2%. ''I recenti indicatori –ha affermato Visco- mostrano un graduale
miglioramento'' dell'economia e ''il calo della produzione, che nel 2012 è
stata quasi del 7% inferiore al 2007, dovrebbe arrestarsi nei prossimi mesi''.
Per il governatore, "l'aggiustamento di bilancio è
stato indispensabile nei paesi economicamente più fragili, tra cui anche l'Italia”,
per evitare il rischio “di perdere l’accesso al mercato, cosa che avrebbe fatto
precipitare la crisi": "gli effetti negativi di breve periodo
sull'economia sono stati il prezzo pagato per evitare conseguenze più
serie".
Visco s’è poi soffermato sul processo in corso di
completamento dell’Unione bancaria, analizzandone l’impatto sul sistema
creditizio europeo e in particolare italiano.
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