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venerdì 11 luglio 2014

Germania-Usa: la 'ubris' dei Mondiali e la 'sfida delle spie'

Scritto per Il Fatto Quotidiano dell'11/07/2014

C’entra un po’ anche l’ ‘ubris’ da Mondiali dopo la vittoria per 7 a 1 sul Brasile, nell’impennata d’orgoglio della Germania, sfociata nell’espulsione del capo della stazione della Cia a Berlino: senza quella vertigine d’onnipotenza che un successo così clamoroso dà, i tedeschi avrebbero magari scelto di aspettare ancora; o avrebbero optato per un trasferimento concordato, lui altrove, noi contenti.

Invece, si sono comportati da Grande Potenza, da pari a pari con gli Stati Uniti, in quest’ultima propaggine giuridico-diplomatica del Datagate. Angela Merkel, la cancelliera, il suo telefonino intercettato non l’aveva mai digerito: lo aveva detto chiaro e tondo al presidente Barack Obama. E lo ha di nuovo ripetuto: “Spiare gli alleati è uno spreco di energia”.

E, se proprio lo fai, almeno fallo bene. Invece, no: recluti gente “tonta da far piangere” –la frase è del ministro dell’economia Wolfgang Schaeuble- e pretendi di infinocchiare i tedeschi. Che anche per questo, se non soprattutto per questo, si offendono. Gli Usa non collaborano? E loro, come ti annichiliscono Hulk, ti mettono alla porta l’uomo della Cia.

Ché i tedeschi, in fatto di spionaggio, non sono dei dilettanti. Dopo la stagione di Vienna, nel primo dopo guerra, quella del Terzo Uomo di Orson Welles, Berlino nella Guerra Fredda è stata la capitale dell’intrigo internazionale. Il ponte di Glienicke, sul fiume Havel, che collega Postdam alla capitale, veniva usato da Usa e Urss per scambiarsi le rispettive spie prigioniere. Sui media, e al cinema, divenne il ‘ponte delle Spie’ -Funerale a Berlino, con Michael Caine-.

Il primo scambio il 10/2/'62: fra i protagonisti, il colonnello Abel, spia russa, e il pilota americano Powers, catturato dopo essere stato abbattuto nel 1960  con il proprio U-2 in missione di spionaggio sui cieli russi. L’ultimo scambio l’11/2/'86, ripreso dalle tv occidentali: Anatoly Sharansky, prigioniero politico, e 3 agenti occidentali sono barattati con Karl Koecher ed altre 4 spie Kgb.

I tedeschi non digeriscono di essere trattati da alleati di serie B, da “repubblica delle banane”, come dice l’Spd, alleato di governo della Cdu della Merkel. E sono gli americani, che stanno dalla parte del torto, se non altro perché si sono fatti prendere con le mani nella marmellata, che si preoccupano di trasformare lo sgarbo in strappo.

La Casa Bianca evita commenti che potrebbero compromettere la sicurezza nazionale. L’ambasciata degli Usa a Berlino sottolinea che la partnership con la Germania è indispensabile e non può quindi essere compromessa da questo episodio (“La cooperazione va avanti”). La Merkel, invece, denuncia “una grande diversità di principio tra Usa e Germania sull’intelligence” e il ministro della difesa Ursula von der Leyen parla di “fiducia profondamente scossa” –e, incalza la Merkel, più fiducia significa migliore sicurezza-.

Per la cancelliera, Obama ha sempre avuto un rispetto che confina con il timore: economicamente, agli Usa serve un’Ue che cresca. Incapace di convincere la Merkel ad allentare la morsa del rigore sull’Unione, il presidente è ricorso a vari emissari, tra cui il presidente Napolitano e i premier Monti e Letta.

Certo, non si tornerà, tra Usa e Germania, al clima dei mesi precedenti l’invasione dell’Iraq. Il 23 gennaio 2003, Donald Rumsfeld, il capo del Pentagono, bollò Francia e Germania, contrarie all’attacco, come la Vecchia Europa. Il cancelliere Schroeder non riusciva a nascondere una sorta d’imbarazzo fisico, quando faceva visita al presidente Bush, nello Studio Ovale. Ed alle buvettes del Campidoglio di Washington le patatine fritte –patatine francesi, in inglese- erano state sostituite dalle ‘patatine della libertà’.

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